lunedì 30 aprile 2012

Stupiscimi

Capitolo 2 - Stupiscimi

Madonna fece sparire il sorriso e tornò a fissarmi, intervallando ogni tanto l'operazione con un sorso di brodaglia o con uno sguardo a Madonna. Probabilmente lo stava aspettando per cominciare.
Non appena il tecnico riuscì a connettere il cervello ‒ ci volle ben più di un assaggio di caffellatte ‒ si accomodò sulla poltroncina affianco a CJ, seduta ancora a gambe incrociate.
«Stupiscimi.», cominciò senza staccarmi gli occhi di dosso.
«Cos...»
«Non ho creduto molto alla tua email, quindi ti consiglio di sbrigarti a farmi cambiare idea.»
Inarcai le sopracciglia, sorpreso. Essere arrivato lì per me voleva dire aver superato già lo scoglio più grande, ma a quanto pare non era così.
«Perché quella faccia? Cosa ti aspettavi, che avrei creduto alle cazzate del primo che passa?»
«Beh, essendo stata una delle poche, forse l'unica davvero in gamba, a prendermi sul serio credevo che—»
«Ascolta. Punto primo: è un po' presto per leccare e credimi: ora non ti aiuterà ‒ tutt'altro. Punto secondo: quanti archeologi ti avrebbero creduto se gli avessi detto che li avresti portati ad Atlantide?», fece una pausa ad effetto, «È normale che parlare della rete fantasma agli hacker abbia causato lo stesso risultato e io sono parecchio scettica.»
Madonna si lasciò andare ad una risata, anche se sembrò a tutti un colpo di tosse. Poi tirò su con il naso, bevve un sorso di brodaglia e prese la parola.
«Moreaux, se sei seduto lì è grazie a me. Ommadonna, pensa che CJ voleva scatenarti addosso un paio di virus per avergli mandato un mail del genere, ma poi... va be', mi sono messo a leggere tra le righe e ho notato qualcosa di insolito, almeno per questo tema, e poi ho cominciato a sospettare che—»
«In due parole: Madonna è uno di quelli che ci crede a quelle storie sulla RF e vuole darti una chance, io no.», tagliò corto lei poggiando la tazza ormai vuota sul tavolino. «Chi dei due ha ragione?»
Sospirai. «Ho tutto quello che mi serve per sostenere la mia tesi, ma si tratta di... 'informazioni confidenziali'. Sì, certo... posso giocarmele, ma poi non potrete più tirarvi indietro.» “È tutto quello che mi rimane” pensai, ma mi guardai bene dal dirglielo.
«Oh-ohh, ci sto... dai... stupiscimi.», il tono di CJ era basso ‒ di sfida ‒ e accennò un altro sorrisetto che mi gelò il sangue.
«Allora...» mi guardai attorno e mi sporsi in avanti sul divano abbassando il tono, «la rete fantasma si basa sul fatto che i database coinvolti non sanno di esserne parte. Come funziona: ogni file viene criptato, spezzettato e distribuito su N database ignari e se uno di questi frammenti dovesse venire analizzato singolarmente verrebbe scambiato per un file corrotto o un file di paging. L'unico modo per accedere ai dati è attivare un software presso uno specifico terminale che ricrea la rete virtuale temporanea degli N database e i file in essi contenuti. La rete è così difficile da identificare perché viene creata solo ad intervalli per eseguire le query in coda e poi distrutta nuovamente cambiando i criteri di encrypt—»
«Alt! Non voglio sapere altro.»
Brutto segno, era troppo presto. Non li stavo convincendo.
CJ si girò verso il suo tecnico «Solo speculazioni. Visto?», poi si stiracchiò, incrociò le braccia dietro la testa e distese le gambe sul tavolino evitando la tazza.
L'italiano aveva la faccia di uno che aveva perso una scommessa.
«Ommadonna, Moreaux cerca di capire, senza una prova tutto questo non vale molto.»
Rimasi a riflettere per un po' fissando la mia tazza.
«E se vi dicessi che posso farvi accedere ad una copia del programma di gestione della rete fantasma?»
CJ si prese un paio di secondi, poi scosse la testa.
«Finiamola qua. Là è la porta.»
«Come?»
«Là è la porta, vattene.»
«Non vi— Cosa dovrei fare!?»
«Meno chiacchiere Moreaux! Dammi una cazzo di prova!»
«E se... ma sai cosa... toh! Eccotela qua!», estrassi una piccola scheda di memoria, un vecchio formato SDHC, «Analizzate quello che c'è qui dentro e poi cominciamo il lavoro. E ora non vi tirate più indietro.», sbattei la mano con la scheda sul tavolino.
«E chi ci garantisce che lì dentro—»
«Ma che cazzo vuoi di più?!», gridai.
«Una garanzia, può esserci di tutto li dentro spina vergine
«Vuoi una garanzia?! VUOI UNA GARANZIA!? L'HO INVENTATO IO QUEL CAZZO DI SISTEMA! ECCOTELA LA GARANZIA!»
Cadde il silenzio, così come la tazza di Madonna.
«Bucherellata testa di cazzo... non vi siete neanche sprecati a cercare chi fossi veramente», le lanciai la scheda SDHC, «begli hacker.», commentai.
A quanto pare ce l'avevo fatta. Sembravano stupiti per davvero.