mercoledì 30 gennaio 2013

SUSY

Capitolo 6 - Susy

Cominciammo a lottare controcorrente nel fiume di persone che intasavano quel punto del mercato.
«Ogni tanto dovrei baciare i piedi a CJ, sono fortunato ad avere una collega così.»
Lo guardai con aria interrogativa, ma non c'era modo che avessimo un contatto visivo in quella bolgia. Già era tanto riuscire a sentirlo in quel chiasso.
«Che cosa vuoi dire?»
«Ha già chiamato lei Poyorena, sapeva che me ne sarei dimenticato. Hai un appuntamento con lui questo pomeriggio.»
«Ok», mi presi una pausa, «ma chi è Poyorena?»
«Qualcuno di cui ti devi fidare.»
Poi tutto ad un tratto la gente sembrò come scomparire. Ci ritrovammo da soli in un angolo del capannone occupato da uno stand piccolo e trasandato; lo strano individuo dietro il bancone fissava la propria merce con aria persa. Era vestito male e poco, i capelli erano raccolti in un turbante, la barba era lunga, grigia e sporca, un occhio sembrava cieco e un vecchio braccio cibernetico russo spuntava dalla spalla destra. Non fece segno di vederci, né aprì bocca quando Madonna cominciò a trafficare con la sua merce. L'italiano pensò bene di compensare la mancanza parlando anche per lui.
«Ciao ciccio, allora? Tutto bene grazie, serviti pure. Troppo gentile, come stai? Bene, ma non vedo l'ora di farmi uno spuntino... non ci vedo più dalla fame...», Madonna si lasciò andare ad una risata per poi continuare a cercare.
Non c'era nulla di normale in quello stand, anche il bancone per l'esposizione: era di legno massello e sembrava che avesse passato chissà che inferno dato che era scheggiato e rovinato anche più del suo proprietario. Doveva essere stato uno di quei mobili degli alberghi che servivano a tenere le chiavi delle stanze, solo che qui era messo in orizzontale e ogni alcova era riempita con mazzetti di carte plastificate colorate nei modi più sgargianti.
Madonna estrasse un mazzo e cominciò a farle scorrere. Notai come ogni carta avesse delle grosse frecce colorate che puntavano ad un bersaglio stampato nel centro e come sul bordo superiore ci fosse un codice alfanumerico identificativo. Sul retro c'erano dei complessi schemi elettrici che non comprendevo a pieno.
Ad un certo punto Madonna estrasse una carta dal mazzo, poggiò le altre carte in bilico tra due scomparti e prese quella che credevo fosse una tazza dal limitare del bancone. Collimò il centro della tazza con il bersaglio e poi premette un pulsante sul lato della tazza: comparì della luce. In quel momento riconobbi quell'oggetto, era una grossa lente.
Dopo aver osservato bene il centro del bersaglio, Madonna poggiò la carta esaminata in un piattino di ceramica, ripose il mazzetto in bilico, ne prese un altro e ricominciò la procedura fino a quando non si accumularono una ventina di carte dai colori sgargianti.
«Moreaux, i contanti.»
Gli porsi un mazzetto di banconote e mi guardò.
«Tutto qua?»
«Mi hai chiesto se avevo un po' di contanti.»
«Fammi contare.»
Fece scorrere le banconote tra le dita e alla fine le poggiò tutte sul piattino, e si intascò le tessere. In quel momento, quello che poteva anche essere stato un manichino, si animò mostrando un sorriso con un'alternanza preoccupante di denti malati e denti d'oro.
«Andata... possiamo rientrare.»
Sulla via del ritorno, Madonna ricevette l'email con l'offerta di Ramakrishnan. Mi mostrò con un sorrisone il prezzo finale e se non me l'avesse mostrato, non ci avrei mai creduto. Confermò la transizione e riprendemmo a camminare.
«Hai voglia di svelarmi il mistero dietro a questo fantomatico Poyorena?»
«Che?»
«Chi è.»
«Il nostro medico di fiducia. Pochi vorrebbero un macellaio a mettere le mani sulla propria spina dorsale, non trovi?»
Annuii.
«Abbiamo fatto diverse volte manutenzione da lui e mi ha anche risolto un problemino ai reni che pochi avrebbero risolto. Che dire, ci fidiamo di lui. Quanto a te... hai voglia di dirmi cos'è successo?»
Feci finta di non aver sentito la domanda e continuai a camminare.
«Guarda che fra poco ti lascerò da solo con CJ e se non hai convinto me, giocoforza non riuscirai a convincere lei.»
«Sono stato tradito dal mio socio.»
«Fin qui c'ero arrivato.»
«Avevamo studiato assieme SUSY e cercavamo dei clienti—»
«Susy?»
«Ah, era il nome in codice del progetto. Adesso la chiamate rete fantasma, ma all'inizio si chiamava così: Scattered Undetectable Storage System... comunque... cercavamo dei clienti, io avevo contattato degli amici che gestivano un sistema di archiviazione online, lui aveva cominciato a coltivare dei rapporti con delle multinazionali che potevano essere interessate. Dopo un mesetto di trattative, lui mi dice che le cose stanno per andare in porto e che avremmo fatto una barca di soldi... poi un giorno rientro a casa e trovo il nostro server trafugato e il mio amico che non risponde più. Il resto lo puoi immaginare.»
Madonna non commentò e non sapevo se prendere quella sua omissione come un buon segnale. Entrammo nell'ascensore del palazzo e raggiungemmo l'appartamento. Avrebbe informato CJ dei suoi dubbi e poi sarebbe stata lei a mettermi sotto torchio. Sentivo che non li avevo ancora convinti e la cosa non mi piaceva affatto.