sabato 17 ottobre 2009

Cerebral Dope

Pleasure of mistake - Part 1

A livello di subconscio, il tutto si riduce ad una sola parola. Dopamina.
Tutti sanno cosa si prova nel momento in cui questa interagisce con il nostro corpo; nelle giuste quantità è capace di far provare un piacere intenso, fantastico ed indescrivibile. La natura ha fatto bene i suoi calcoli. Ci ha predisposti al rilascio di questa sostanza quando ci cibiamo e pratichiamo l'attività sessuale per darci uno stimolo di autoconservazione ed evitare che, senza alcun premio nel cibarsi o nel fare sesso, ci auto distruggessimo per apatia. Oltre ai bisogni primari, questo meccanismo può essere addestrato, consciamente o no, a scattare in associazione con altre attività del corpo o della mente, come ascoltare musica, lanciarsi con il paracadute, derapare con un automobile o centrare un bersaglio con un arco. E' vero che la quantità di dopamina rilasciata non è la stessa provata durante una focosa notte con il proprio partner, ma ci si può avvicinare al piacere provato con l'assunzione del proprio cibo preferito.
L'assenza di questo meccanismo primordiale porta una persona al punto di perdere la voglia di vivere.
Per questo motivo, dopo diciotto anni di vita in totale assenza di piacere di ogni genere, Erica è alla ricerca della propria fine nella sua città natale. Ma non cerca una semplice fine, lei vuole qualcosa di gloriosamente scuro e decadente; qualcosa che faccia scalpore. Poter essere la prossima vittima del serial killer che stava terrorizzando la città da 3 anni a questa parte, sarebbe stato semplicemente un perfetto modo di andarsene. Magari l'assassino avrebbe anche potuto esaudire qualche sua ultima volontà per la sua fine. Sarebbe stato fantastico pensava fra se e se, mentre camminava da sola tra le fioche luci che illuminavano quella scura notte di ottobre.
I vicoli di quel quartiere ex-borghese – ora stipato di poveri cristi che speravano solo di sopravvivere un altro giorno ancora – erano tristemente addobbati da sacchi di spazzatura lasciati alla rinfusa per terra mentre lei camminava pervasa da una tranquillità innaturale, mentre il suo iPod la estraniava dai suoni che avrebbero potuta avvisarla dell'imminente accadimento. Come se avesse gli occhi di qualcuno puntati su di lei, Erica decise di girarsi senza fretta su se stessa per sedare quella sgradevole sensazione. Sussultò per un istante e istintivamente il suo corpo decise di fare un passo indietro, ma lei non glielo permetté e bloccò il suo piede a metà per poi poggiarlo a terra. Senza fretta si tolse le cuffie e ripose il piccolo lettore nella sua borsa, quindi restituì uno sguardo spento e un sorriso accennato a Lui; a quell'uomo che la stava fissando e che gli procurava quella sgradevole sensazione; a quella persona che, dentro di se, percepiva chiaramente come il serial killer che stava aspettando.
Erica esordì con voce bassa e con un tono quasi speranzoso “Quindi ... sei tu l'ultima persona che vedrò?”
“Oh si. Ti senti pronta piccola?”, chiese il bastardo.
“È da anni che mi sento pronta.”, rispose con un sorriso quasi di sfida.
“Bene, allora ... seguimi, la mia macchina è qui dietro”, disse mentre gli porse una mano mostrando un sorriso tranquillo e sincero. Erica allungò la sua e al momento della stretta, lui la tirò verso se con forza per poi portare il suo braccio sul fianco snello della giovane. La ragazza si lasciò andare completamente all'idea e poggiò la testa sul petto dell'uomo quasi con fare romantico, mentre assieme camminavano verso la fine inesorabile della sua vita.

1 commento:

  1. bè, che dire questa volta..... Sarò banale ma rimango sempre stupito dalle scelta delle parole. Detto ciò, finalmente hai scritto l'intro di quella storia che mi accennavi da Biru! Son contento perchè l'aspettavo con impazienza. Prosegui con la storia quanto prima perchè sono impaziente di conoscere gli sviluppi.

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