martedì 22 settembre 2009

Brand new world - Final

Earth Spaceocracy - Part 9

Lo scioglimento della H.E.L.I.C.S. era stato prestabilito fin dall’inizio.
Durante la costruzione del sito su Jarvis, vennero pianificati accuratamente i primi passi del Ground-Orbital Lifting Infrastrucure. Per un periodo iniziale, la gestione sarebbe stata in mano ad una nuova Holding formata dalle ceneri della vecchia. Sarebbero rimasti quindi gli stessi “azionisti” del passato a gestire la piattaforma, fino a quando – superato un periodo detto di “affinazione” successivo al quale avrebbero legalmente perso ogni potere sull’ascensore – non avrebbero garantito a tutti l’accesso con prezzi di listino atti a coprire solo i costi d’esercizio, privandosi di qualsiasi profitto.
Un vero peccato che questo nobile e lodevole ideale, sia stato completamente eclissato dalla pubblicazione della durata del periodo di affinazione. Sessant’anni. Periodo nel quale la G.O.L.I.A.T.H. – Ground-Orbital Lifting Infrastructure Activity Temporary Holding – avrebbe gestito in maniera del tutto autonoma l’ascensore, praticando i prezzi d’interesse legati alle attività extra ordinarie di affinamento della struttura e degli uomini, formazione del personale, ricerche per il corretto sfruttamento e così via. Molte favole raccontate ai media per nascondere l’interesse non solo di recuperare i costi sostenuti – cosa che avrebbero accettato in molti dati gli sforzi sostenuti dalle economie ricche – ma per guadagnare una posizione di potere nei confronti di chi non era della partita. Infatti i prezzi che venivano praticati ai privati e alle nazioni che finanziarono il progetto erano convenienti se confrontati ai costi dei normali lanci di razzi. Per le altre nazioni, no. I vettori rimanevano più economici rispetto alle tariffe dell’ascensore.
Lo sfruttamento dello spazio fu quindi appannaggio solo di coloro che ebbero la possibilità di sostenere il progetto, e questa posizione di favore creò una sorta di colonialismo nei confronti di un mondo su un altro. Sarà ricordata per sempre come “spaziocrazia”.
Che il periodo di affinazione fosse una strategia per recuperare una posizione di rilievo, divenne palese con il passare dei primi anni. Le economie in ginocchio di questo “nuovo mondo” cominciarono a correre come mai visto prima nella storia e l’arroganza della G.O.L.I.A.T.H. si fece man mano sempre più presente nel modo di porsi nei confronti del “vecchio mondo”.
Ad oggi, si calcola che sono stati a malapena recuperati 1/3 dei costi sostenuti, a seguito della prematura chiusura per inutilizzo.
Curioso come David Velasquez sconfisse G.O.L.I.A.T.H., rendendo completamente anti-economico, antico ed inutile l’ascensore, nonstante gli enormi sforzi sostenuti, trasformandolo nel più grande e costoso monumento alla stupidità e avidità del genere umano.

Ma come questo avvenne, è la vera storia.

Revision

Personal comment

L'ho fatto.

Sono state applicate delle modifiche a Earth Spaceocracy - Part 7 e Part 8.
Con queste ho una rampa di lan... un ascensore spaziale preferenziale per la chiusura di Brand New World.
Mi dispiace se mi sono dilungato troppo.

Ancora grazie per l'attenzione,

Buona lettura.

domenica 20 settembre 2009

I'm sorry

Personal comment

Lo devo ammettere.
Sono dispiaciuto di non riuscire a esprimere come vorrei il capitolo di Brand new world. Dovrete portare ancora un po' di pazienza, ma ci sono tante cose che vorrei inserire. Sono tutte legate fra di loro in un contesto preciso e ordinato, ma faccio fatica a mettere sulla "carta" per bene. Il terzo capitolo è qui sotto, ma non sono completamente convinto del lavoro.

Potrei andare a rieditare anche i vecchi capitoli ...
Se dovessi portare qualche modifica, sarete avvisati tempestivamente.

Per ora, buona lettura e spero che la cosa non vi stia annoiando.

P.S.
Credo che inserirò un diversivo per distendere un po' la mente da Earth Spaceocracy.

Brand new world - Part 3

Earth Spaceocracy - Part 8

Durante i primi anni a seguire il 2039, la situazione degli stati finanziatori era a rischio. Le previsioni, nonostante un certo coefficiente di sicurezza, furono superate e si videro costretti, per continuare nel progetto, a dover emettere nuove quote di partecipazione. L’Argentina, il Messico il Sudafrica e Israele riuscirono ad entrare grazie a questa apertura, Singapore non ebbe abbastanza tempo per trovare i fondi, l’Ecuador, mal visto per le pretese sulla locazione delle Galapagos, nemmeno. Molte quote furono coperte da stati già presenti grazie a grossi finanziamenti di ditte private che cominciavano a seguire con interesse i primi sviluppi.
Queste crisi di fondi si riproposero anche nel 2041 e nel 2046, e ognuna di queste crisi portò con se grandi disagi economici per le nazioni che ormai si vedevano in ballo nel progetto e che non potevano più tirarsi indietro. Nessun’altra nazione riuscì ad entrare nella partita, anche perché le nazioni già proprietarie di porzioni di capitale ebbero la priorità nell’acquisizione di nuove quote. Quando queste venivano opzionate, e la cosa accadeva parecchio di rado. Molto spesso veniva richiesto alle nazioni già possedenti le quote, di aumentare il valore delle stesse piuttosto che il numero. Soluzione che faceva capire quali sarebbero stati i nuovi equilibri mondiali, se la tecnologia, l’economia e l’industria avessero avuto l’incremento sperato per sostenere la nuova crescita e recuperare l’enorme investimento.
L’economia era satura di tecnologie conosciute; ora lo spazio a basso costo avrebbe creato nuovi settori che avrebbero generato nuovi flussi monetari e ricostruito le economie in ginocchio. Innovative forme di intrattenimento, costruzioni spaziali alla portata di tutti, esplorazioni e lanci in orbita in tempi ridottissimi e ricerche a basso costo negli ambienti zero G erano i primi orizzonti che avrebbero dato ritorni economici; la successiva nascita di nuove forme, all’epoca impensabili, per lo sfruttamento dello spazio erano la naturale evoluzione.
Al momento dell’apertura delle attività gli stati finanziatori erano stremati da tutti i fondi che furono versati per l’impresa. Le economie erano regredite e alcune nazioni che non parteciparono al progetto, si trovarono inaspettatamente molto ben posizionate nei confronti delle altre. Ma questa situazione durò giusto il tempo di un sogno.
La H.E.L.I.C.S. portò a termine lo scopo per la quale era nata. Spendere tutti i soldi ricevuti durante le attività di produzione e chiudere i battenti con un bilancio clamorosamente in passivo. La Ground-Orbital Lifting Infrastructure – o come era conosciuto e chiamato nella cultura popolare, l’ascensore spaziale – era finalmente pronto a cominciare le sue attività.
Tutti guardavano in direzione dell’Isola di Jarvis – chi per timore di quello che stava per accadere, chi fiducioso del fatto che non si sarebbe mai arrivati al punto di negarlo a qualcuno – dove un colosso che si ergeva per migliaia di kilometri in altezza, tagliava non solo il cielo in due, ma anche l’intero mondo.

martedì 15 settembre 2009

Brand new world - Part 2

Earth Spaceocracy - Part 7

Il R.I.S.E. era un ente internazionale finanziato da tutte le nazioni che avevano un qualsiasi genere di programma spaziale, e anche da una certa fetta di nazioni interessate al concetto dietro all’ascensore spaziale, cioè il raggiungimento e lo sfruttamento dello spazio a “basso costo”.
L’istituto terminò il rapporto sulla fattibilità sull’ascensore spaziale in 20 mesi. All’interno si trovavano tutti i dati e i dettagli per passare alla fase progettuale e operativa di questa nuova meraviglia del mondo. Fu un periodo ricco di stimoli e di speranze per l’umanità. Il R.I.S.E. fu la prima esperienza di sforzi congiunti alla ricerca di un traguardo economico per tutte le nazioni, e luminari di tutto il mondo erano riuniti per il bene comune.
Il rapporto era molto ben strutturato. Parecchi calcoli messi in relazione fra di loro davano la possibilità di valutare, calcolare e dimensionare, dal punto di vista strutturale, l’architettura e le dimensioni dell’ascensore. Ora la decisione su come operare, spettava ad una nuova entità.
La H.E.L.I.C.S. era una società con sede a Ginevra, fondata dall’ONU per via dell’importanza planetaria rivestita dal progetto, che mirava all’erezione della più imponente struttura del pianeta terra. Nello statuto della società veniva indicato che i soli azionisti accettati sarebbero stati i governi delle nazioni; se qualche grosso ente privato avesse avuto interesse ad entrare nel gruppo, avrebbe dovuto partecipare tramite finanziamenti ad una singola nazione. In base al costo iniziale previsto del progetto, erano stati stabiliti anche i valori e il numero delle quote per entrare. La NASA dovette appoggiarsi al suo principale finanziatore, il governo degli Stati Uniti, per entrare nella partita. Per l’ESA, si dovette trovare uno stato rappresentante per l’intera Europa. La scelta fu obiettivamente logica e abbastanza ovvia; il più grosso finanziatore, il proprietario legale delle isole dove si trova la base di lancio di Kourou e la nazione che ospitava la sede dell’agenzia, era la Francia. Non ci furono molte obiezioni a riguardo, nemmeno dalla Russia. Qualche agenzia europea volle partecipare anche singolarmente, appoggiandosi alla propria nazione e con l’aiuto di grossi finanziatori locali.
Parteciparono massicciamente anche il JAXA nipponico e il CNSA cinese. L’Indian Space Research Organisation, , la Agência Espacial Brasileira, il Korea Aerospace Research Institute, il NSAU Ucraino e il Canadian Space Agency entrarono in misura minore per le ridotte capacità economiche. Insieme a loro anche gli Emirati Arabi Uniti presero parte al progetto, forse più per prestigio che per interesse.
Le nazioni meno ricche, si indebitarono parecchio e rischiarono anche il tracollo economico pur di entrare. Si rendevano conto come questo avrebbe potuto cambiare il loro futuro, e non volevano perdere la loro occasione, a qualunque costo. Molte altre nazioni si videro tagliate fuori per gli alti costi minimi di partecipazione.
Il fatto che questi parametri siano stati decisi dopo la scelta di Jarvis e l’affare Ecuador, fanno credere che sia stata una scelta guidata, altri affermano che non era possibile identificare i costi delle quote prima di scegliere il luogo dove stabilire la struttura.
A partire da qui, il mondo cominciò a temere la riapertura di un divario che sembrava sulla via della chiusura.

sabato 12 settembre 2009

Brand new world - Part 1

Earth Spaceocracy - Part 6

Il mondo sembrava un posto migliore.
Era cambiato parecchio rispetto ai primi anni del 2000. L’apertura del mercato cinese, lo sviluppo industriale e poi sociale dell’India, la crescita d’importanza del Brasile per i combustibili di origine vegetale e le due presidenze di Barack Obama – che furono d’esempio e cambiarono il modo di porsi degli Stati Uniti nelle future presidenze – portarono ad un stupendo squilibrio dei vecchi poteri economici che perduravano dalla fine della seconda Guerra Mondiale. Il mondo, terminato il periodo dove una parte del pianeta viveva sulle ricchezze sottratte all’altra metà, cominciava finalmente a muoversi all’unisono verso un futuro, finalmente più pacifico.
I grandi divari economici e tecnologici non scomparvero; si appianarono. Quanto bastava per cominciare a limitare i grandi flussi migratori e a creare basi solide per la vita economica e civile di stampo occidentale in ogni paese. La valuta cinese era considerata abbastanza forte da affiancarsi a dollaro, euro, sterlina e yen, ed era comune moneta di scambio ben accettata in tutto il continente africano. Questo per via dei grandi progetti portati avanti dai governi locali in collaborazione con i cinesi.
I popoli più ricchi del pianeta avevano subito una leggera recessione economica per via dell’espansione del resto del mondo e da diversi anni a questa parte avevano cominciato ad osservare la volta celeste con insistenza. Nuovi progetti NASA e ESA facevano sognare e vedere il futuro più vicino. Nuove tecnologie e nuovi studi su razzi vettori più economici per il trasporto di “payload” in orbita, facevano sentire lo spazio quasi a portata di mano. Il grande progetto che però teneva tutti con il fiato sospeso era Mayflower I; la prima base fissa sulla luna nella storia dell'umanità.
Qui accadde l’inaspettato.
Il theian fu una scoperta capace di innescare una nuova rivoluzione industriale, senza penalizzare nessuno. L’ industria edile, aeronautica, aerospaziale e automobilistica furono i primi settori che si interessarono al theian per creare telai o scheletri molto più leggeri e allo stesso tempo resistenti. Tutti furono subito accecati dalla luce splendente del theian, e dalle possibilità che dava nelle soluzioni innovative a vecchi problemi. Cominciò una nuova corsa verso un ulteriore perfezionamento dei sistemi che già esistevano.
Soltanto una persona, per la precisione uno studente della facoltà di costruzioni aerospaziali di Padova, pensò all’applicazione più estrema e innovativa di questo materiale. Nella sua tesi di laurea fece uno studio, relativamente approfondito, sull’ascensore spaziale e la fattibilità di un tale progetto con la nuova tecnologia del theian.
Non passò più di un mese che il Research Institute for Space Elevator venne fondato, con lo scopo di valutare a fondo ogni possibile scenario per l’ascensore spaziale.
Questo fu l’inizio dell’inversione di tendenza.

mercoledì 9 settembre 2009

The Jarvis sacrifice

Earth Spaceocracy - Part 5

La H.E.L.I.C.S., nonostante le grandi disponibilità, si trovava di fronte ad un progetto colossale; non solo per quanto riguardava la prima e unica struttura del suo genere, quanto tutta la trasformazione dell’isola di Jarvis, da montagna di guano, nello snodo logistico multi modale più tecnologico al mondo. I 3,5 km2 dell’isolotto erano insufficienti per tutto il progetto, si sapeva fin dall’inizio, e nonostante la provenienza corallina e il suo habitat tropicale, le profonde e ramificate fondamenta e le colate di cemento armato furono posate senza alcun rimorso.
Gli ambientalisti non stettero a guardare con le mani in mano, si rendevano conto dell’importanza del progetto, ma si rendevano conto che, secondo quanto stabilito dal R.I.S.E., altri siti sarebbero stati altrettanto adatti per l’erezione; se non addirittura migliori. Nelle proteste che seguirono l’intera costruzione del sito, il nome dell’Ecuador veniva proposto e riproposto continuamente. Gli ambientalisti erano convinti che non si procedette alla costruzione su quel sito (nonostante anche avrebbe avuto un forte impatto ambientale anche lì) per motivi puramente politici. Che non stessero sbagliando, ad oggi, è palese, ma all’epoca non si sarebbe mai potuto immaginare quanto avrebbe diviso il mondo quella scelta.
Il progetto del centro multi modale si articolava sugli studi fatti dal R.I.S.E. Tutte le strutture di scarico per le navi portacontainer e non, l’aeroporto commerciale che sarebbe sorto di li a poco, le zone di controllo della pericolosità della merce, le strutture di adeguamento per i carichi, i magazzini di attesa e la zona di carico, erano tutti stati progettati per un volume di merce trasportato pari a 4N, dove N era la quantità prevista una volta arrivata a regime la struttura con la tecnologia attuale. Ci si aspettava quindi che nell’arco di utilizzo e di vita del complesso, la tecnologia sarebbe riuscita ad aumentare lo sfruttamento dei cavi e migliorare la tecnologia dei sollevatori portando fino a 4 volte il carico iniziale massimo ipotizzato. Le strutture di contorno, di conseguenza, erano state studiate per essere ampliate fin dal principio, secondo le planimetrie accuratamente studiate all’inizio del progetto, al ritmo scandito dell’evoluzione tecnologica a venire.
Tutto era stato previsto con precisione, dato l’enorme investimento, era giusto che tutti i dettagli fossero stati calcolati nell’infinitesimo e seguiti alla lettera, senza badare ai costi, che, nell’arco di utilizzo della struttura, si sarebbero ripagati. Al termine dei lavori durati quasi 11 anni e alla fine dell’estremo sacrificio di quel piccolo paradiso tropicale, la Holding for Ecquatorial Lifter International Construction Site, come preventivato, venne chiusa.
La porta per lo spazio era stata aperta per la prima volta nella storia dell’umanità.
L’ascensore spaziale era finalmente pronto.

giovedì 3 settembre 2009

Knocking at the space door.

Earth Spaceocracy - Part 4

L'odio genera altro odio.
Il proiettile - sparato chissà da dove, chissà quanto tempo fa e chissà, inizialmente, contro cosa – non avendo provato altro che odio, dalla sua nascita fino al suo utilizzo finale, scontento di non essere riuscito a compiere la sua missione distruzione, decise che avrebbe avuto la sua personale vittoria. Con una determinazione tale da farlo sembrare quasi cosciente, abbatté tutta la sua forza contro la Terra (quasi tutta, una parte fu dispersa su marte nella creazione della Valles Marineris).
L’impatto fu sconvolgente. Miliardi di miliardi di tonnellate furono sollevate dalla terra e portate in orbita attorno alla stessa.
La Terra riuscì, grazie allo scorrere del tempo, a far scomparire ogni traccia rimasta sul pianeta della lega a seguito del furioso scontro. Le condizioni del pianeta erano ben più corrosive di quanto non lo fossero sul freddo satellite senza atmosfera che si stava lentamente formando. La luna, nata dal theian, divenne per un lunghissimo tempo, la sua tomba.
La missione Mayflower I, fu ciò che fece rinascere il theian. La creazione della base in pianta stabile sulla luna e le accurate ricerche geologiche seguite, portarono alla luce delle microscopiche schegge del materiale. Gli scienziati della NASA, non furono in grado di capire subito di fronte a quale enorme tesoro si stessero trovando; l'unica cosa che capirono e che questo era un frammento di qualcosa mai osservato prima. Il frammento era talmente piccolo che rese impossibile determinare le caratteristiche meccaniche; si limitarono quindi, a studiarne l'analisi chimica e la forma cristallina che risultarono subito unici e mai analizzati in precedenza.
Ma i primi dubbi sulla provenienza naturale di questa lega cominciarono quando l’Agenzia Spaziale Europea, decise, per investimento sulla pura ricerca, di ricreare un campione del materiale; inaspettatamente l'impresa si rivelò molto più ardua del previsto. L’iniziale investimento e l’attrezzatura fornita risultarono inadeguati e, l’ESA chiese la partecipazione della NASA nello sviluppo di un campione di theian. La NASA accettò e chiese, per potersi finanziare anche privatamente, di condividere i diritti nel caso di commerciabilità della lega, se mai si dimostrasse valida. Non poterono fare una richiesta più indovinata di questa.
Una troupe di ricercatori di entrambe le agenzie, dopo circa sei settimane, riuscì a mettere assieme la corretta metodologia per produrre sperimentalmente dei provini di theian. I risultati furono semplicemente sbalorditivi. Una caratteristica unica della lega era la totale auto-perfezione delle fibre e la completa e naturale assenza d'impurità che rendeva il theian il materiale dalla più alta resistenza meccanica mai osservata prima, nettamente superiore perfino ai nanotubi di carbonio. Dal punto di vista di altre caratteristiche fisico chimiche, come la conducibilità termica/elettrica o dilatazione termica, non mostrava alcun valore particolare. L’eccellente resistenza, l’ottima lavorabilità, l’alta durezza, unita al leggero peso della lega, rendeva il theian, il re incontrastato della meccanica.
Il costo di fabbricazione di questa lega è parecchio alta se paragonata alle leghe di alluminio, acciaio o titanio, ma i vantaggi tecnologici di questo materiale fanno passare in secondo piano questo rovescio della medaglia. In certe applicazioni, il costo è irrilevante.
La mano capace di bussare alle porte dello spazio. Ecco come è stato salutato il theian alla nascita della H.E.L.I.C.S. e alla chiusura del R.I.S.E
Ma questa rivoluzione tecnologica divenne accessibile ai soli che furono provvisti della possibilità di finanziare il progetto. Questo riaprì una ferita sul pianeta che si era appena rimarginata.
E l’odio generò altro odio.

Raising moon

Earth Spaceocracy - Part 3

La luna è un satellite atipico, unico nel sistema solare e che quindi merita una particolare attenzione. E' inaspettatamente grande per essere il satellite di un pianeta così piccolo - in proporzione - tanto da considerare quasi il sistema Terra-luna un pianeta doppio, nonostante il punto di rotazione del sistema sia dentro la massa della Terra. Giusto per fare un esempio, satelliti di tali dimensioni sono appannaggio di pianeti molto più grandi come Giove, non certo di pianetuncoli come Venere, che viaggia in solitudine nella sua orbita, o Marte, possedente solo due miseri asteroidi.
Al contrario di quanto detto sulla Valles Marineris, a proposito della nascita della luna gli scienziati ci avevano visto abbastanza bene. A grandi linee: un enorme impatto su di una terra primordiale. E fin qui tutto bene; ma quando si comincia a parlare di un asteroide, spesso chiamato Theia, delle dimensioni prossime a quelle di Marte, è comprensibile che non si sarebbero mai potuti immaginare la realtà. Se poi vogliamo aggiungere al tutto la panspermia ... ma in effetti, tuttora, non si è troppo convinti che la vita sia arrivata tramite ... Theia. Chiamiamolo così. Per ora.
A quello che accadde alla Terra parecchio tempo fa è arduo crederci, ma oltre all'indizio, datoci inizialmente da Marte e la sua Valles Marineris, la vera conferma arrivò al termine della terza fase della missione Mayflower I; le sue accurate ricerche geologiche portarono alla luce quel frammento. Il primo contatto dell'umanità con il Theian. Un frammento di materiale che risolse un puzzle vecchio di milioni di anni. Theia non era un asteroide.
Quel qualcosa che impattò, con una violenza inaudita, sulla Terra primordiale e che sollevò talmente tanta materia in orbita da formare la luna, era qualcosa di talmente potente e pericoloso, che il solo transitare all'interno dell'atmosfera di Marte fu capace di creare quella cicatrice mostruosa; era qualcosa nato per distruggere, cresciuto nel profondo odio di qualcuno nei confronti di qualcun'altro e usato nella speranza di annientare. Oltre alla certezza di non essere soli nell'universo, capimmo finalmente cosa si nascondesse dietro la nascita della luna.
Theia era un proiettile.

mercoledì 2 settembre 2009

Jarvis, the treasure island

Earth Spaceocracy - Part 2

L'isola di Jarvis, fino al 2037 era una tranquillissima e disabitata isola corallina di forma trapezoidale dell'oceano pacifico, un ambiente incontaminato che veniva frequentato solo da studiosi con particolari permessi, un oasi natura protetta sotto la giurisdizione della US Fish and Wildlife Service. Un piccolissimo appezzamento di terra, poco più lungo di tre chilometri nella diagonale maggiore, che non era nemmeno incorporato nei territori degli Stati Uniti; un vero paradiso a pochi metri dall'equatore.
L'opposto di quello che rappresenta oggi, la punta di diamante della tecnologia terrestre.
Jarvis non era l'unico posto in cui si poteva fare. Era solo uno dei pochissimi luoghi dove era fattibile una tale costruzione e quando il R.I.S.E. confermò nel suo studio l'idoneità della locazione, il governo degli Stati Uniti, per sicurezza, reclamò immediatamente l'isola ora più preziosa che mai; considerando che il massimo dell'utilità di Jarvis si ebbe nel tardo ottocento quando venne usata per l'estrazione del guano, c'è da dire che il suo ruolo ora è molto più rispettabile.
Ma la scelta iniziale, si sa, non ricadde su Jarvis ma sulle Galapagos, molto più vicine ai territori continentali, al canale di Panama e parecchio più grande di quell'isolotto coperto di guano. Avevano tutte le carte in regola per essere l'unica scelta, e il governo legittimo che amministrava quelle isole era talmente sicuro che la scelta sarebbe ricaduta sul quel arcipelago, che avanzò delle richieste tali da far vanificare i vantaggi del più grande progetto che l'umanità avesse mai portato avanti nella sua intera storia.
Quella fu la grande occasione persa dell'Ecuador. Che sia stata questa avidità a condannare le attività degli stati non finanziatori per il futuro? Che questo eccesso di sicurezza sia stato il motivo scatenante dei nuovi enormi divari economici che sono tornati a separare la terra, probabilmente non lo sapremo mai. L'unica certezza e che per qualcuno le porte del futuro sono state chiuse, e tutti additano l'Ecuador come colpevole. Questa è la condanna dell'Ecuador.
Nel frattempo Jarvis, lontana, piovosa e considerata inizialmente troppo piccola per il progetto, da cava di guano è diventata miniera d'oro. Ma non per tutti.

martedì 1 settembre 2009

The moon gamble

Earth Spaceocracy - Part 1

La Valles Marineris è una grossa cicatrice sul volto di Marte. Un particolare sito geografico del pianeta noto da molto tempo prima che si confermasse la totale assenza di vita e di canali di irrigazione sul pianeta rosso. Questa teoria, specialmente quella dei canali, era fomentata dalla scarsa qualità dei telescopi dell’inizio del diciannovesimo secolo e dai cambi di colore regolari e periodici della superficie del pianeta che facevano supporre la presenza di una vegetazione stagionale e quindi di un altrettanto complesso sistema di canali.
Con il progredire della tecnologia, si capì che l’unico vero “canale” presente su Marte era appunto la Valles Marineris.
Inizialmente si credeva potesse aver avuto uno sviluppo geologico simile ai canyon terrestri, nonostante l'enorme dimensione dello sfregio facesse dubitare che fosse la normale erosione provocata dall'acqua e dall'aria. L’averlo catalogato come tale infatti è stato uno dei più grossi sbagli dell’astronomia moderna; ma certo, nessuno avrebbe potuto immaginare cosa celasse in realtà. Qualcosa che avrebbe superato la libertà creataci dalla scoperta del fuoco o della ruota nei primordi dell’umanità.
Allo stesso modo nessuno avrebbe potuto mai immaginare che la più costosa missione spaziale della storia dell'umanità - nonché il secondo progetto più costoso nato sulla terra - la missione NASA Mayflower I per la costruzione della base fissa sulla luna, avrebbe prodotto così tanti entroiti da ripagarsi in meno di un anno grazie alla scoperta di un singolo, piccolissimo frammento di materia.
L’attuale struttura che si erge, poderosa, sull’ isola di Jarvis è il segno tangibile dei risultati di questa missione spaziale, come anche è il segno tangibile che il mondo, dopo aver appianato i grandi divari economici, è tornato ad essere diviso in due per via della deplorevole avidità intrinseca dell’essere umano, e come tale, l’odio è tornato a dettare legge sul volto del pianeta azzurro.