venerdì 26 febbraio 2010

Closing the dossier

Exokaine tale - Part 4

Conoscevamo la dottoressa Miriam Percy da parecchio tempo. Esercitava questa professione da molti anni e oramai non era più la giovane dottoressa che avevamo conosciuto quasi dieci anni fa.
Dopo i soliti convenevoli, ci invitò ad entrare nella sala dove attendevano affiancati i corpi esanimi di Sophie Farmer e di Henry Maxwell. I due riposavano a mezzo metro l'uno dall'altro all'interno della stanza fredda e metallica.
“Il vostro fiuto non vi ha ingannato”, esordì il medico mentre camminava verso i corpi “in tutti e i due casi vi trovate di fronte ad un corriere che trasportava droga, partiamo con il ragazzo, Henry; grazie…” esitò “perdonatemi, a causa del suo incidente e alla sua morte sono riuscita a capire quale fosse il mistero dietro al caso di Sophie”
Si portò accanto al braccio sinistro del ragazzo e, dal vicino carrello, prese un divaricatore chirurgico “So che non vi impressionate, ecco, guardate...”, inserì l'attrezzo nel taglio effettuato nel braccio per portare la frattura in vista “che ne pensate?”
Mi sfuggì un imprecazione “Penso di cominciare a capire, è quello che penso?”, chiesi.
“Se quello a cui sta pensando è una protesi cava, ha perfettamente capito”, rispose la dottoressa “e come potete notare, non è nient'altro che un insospettabile contenitore per trafficare qualsiasi cosa sia abbastanza piccola da riempire le cavità. In questo caso la protesi è stata riempita di eptametilexocainammolo puro per massimizzare il profitto, almeno credo, e per lo stesso motivo suppongo che la protesi si sia rotta”, Miriam mi guardò.
“Per aumentare il volume trasportabile, hanno costruito le pareti troppo sottili e quindi fragili, era quello che stava pensando, vero?”, chiesi.
“Esattamente. Il caso di Henry quindi risulta chiuso. Passiamo a Sophie”, la dottoressa si spostò verso l'altro tavolo, depositando il divaricatore in un raccoglitore apposito e prendendone un altro da un carrellino li vicino. “Ho sospettato che la nostra punk fosse morta seguendo la stessa dinamica. Andando per esclusione ho preso in considerazione delle ossa lunghe e di grandi dimensioni e seguendo la logica della massimizzazione dei profitti—“
“Avrebbe fabbricato”, la interruppi “la protesi dell'osso più grosso del corpo umano, il femore”
Alla mia affermazione, la dottoressa annuì ripresentando il suo sorrisetto malizioso “Ed è proprio li che sono andata a guardare. Tra le due gambe, sono andata a prendere quella che sembrava messa peggio”, indicò la gamba destra, quella che nel rapporto era stata evidenziata per la grande presenza di segni di aghi. Prese il divaricatore e espose la parte inferiore del femore per poi risalire, mostrandolo con calma per tutta la lunghezza. Rabbrividii alla vista della protesi. Era percorsa da crepe da cima a fondo. Anche questo sostituto dell'osso era stato fabbricato con le pareti troppo sottili ed incapaci di sostenere il peso la ragazza per tempo sufficiente.
“Dalle fessurazioni, la droga ha cominciato a diffondersi lungo tutto il corpo e … beh, il resto lo sapete. Ora penso che il caso sia finalmente archiviabile.” Miriam buttò via anche il secondo divaricatore “Avrete il mio rapporto nella giornata di domani; vi serve altro?”
“No, grazie dottoressa, ha fatto anche molto più di quello che avrebbe dovuto”, allungai la mano per stringere la sua e ringraziarla “Grazie”.
Ci voltammo per andarcene.
Usciti dall'ospedale, chiamai l'aeroporto per avvisarli che i nastri non erano più necessari. Il punk dossier era chiuso.

Big News

Exokaine tale - Part 3

Ci precipitammo all'aeroporto a sirene spiegate, zigzagando in mezzo al traffico. Tutto il reparto ambiva trovare la soluzione del caso e questa volta non dovevamo farci sfuggire alcun indizio. Raggiungemmo Heathrow in un batter d’occhio e scoprimmo che ci attendevano tre elementi variegati sui quali indagare: un infermiere scosso, due gruppetti di skinhead composti da tre massicce persone ciascuno, uno di estrema destra e uno di estrema sinistra, ed il cadavere di un ragazzo, Henry Maxwell, con un’evidente frattura all'omero sinistro.
Chiedemmo subito alla sorveglianza la dinamica dell'incidente in quanto i due gruppi di estremisti cominciavano a scaldarsi e non potevamo dedicare l'intera sicurezza di un ala dell’aeroporto per tenerli divisi, dovevamo subito capire se e cosa centravano.
Un agente della sicurezza ci spiegò che, per uno sfortunato caso, i due gruppi si incrociarono, passando dagli insulti alle percosse nell'arco di pochi secondi, senza dare tempo alla sicurezza di prendere atto della situazione e di intervenire per sedare gli animi. Nella rissa, un colpo accidentale andò a centrare Maxwell facendolo finire a terra. Quando arrivò il personale della sorveglianza per dividere il gruppetto dei bellicosi, trovarono il ragazzo che stava cercando di rialzarsi senza successo, incurante del fatto che il suo omero era spezzato in modo evidente; non sembrava che se ne fosse accorto o che stesse provando dolore. Un agente lo aiutò a rialzarsi per accompagnarlo in infermeria, mentre gli skinhead venivano divisi, perquisiti dalle autorità aeroportuali in cerca di armi. Non venne trovato nulla.
Compresa la dinamica, mandai un agente a parlare con gli estremisti, indicandogli che, in caso non avesse tratto alcuna informazione o relazione utile alla risoluzione del caso, poteva avvisare la sicurezza di lasciarli andare.
Da questo punto in poi, il personaggio chiave diventò l’infermiere.
Steven, questo il suo nome, ci raccontò che Maxwell venne portato in infermeria, accompagnato da un agente della sorveglianza. Il ragazzo, che dimostrava una ventina d’anni, era pallido come uno straccio, sudava freddo, era molto scosso e parlava in modo rapido e sconnesso. L'infermiere cercò di rassicurarlo, avvisandolo che la frattura non era poi un danno così grave e che nell’arco di un paio di mesi sarebbe stato come nuovo. Henry non si dimostrò affatto collaborativo, oltre che a ripetere costantemente “oh cazzo”, insultò l’infermiere insinuando che oramai era spacciato. Steven lo fece sdraiare sul lettino quando notò preoccupato, lo stato di eccitazione di Maxwell, gli occhi dilatati e le iridi virate verso il rosso. Quegli occhi li aveva già visti sul corpo di Sophie Farmer qualche mese prima e capì immediatamente cosa stava succedendo. Con tutto se stesso, con ogni metodo possibile cercò di tenerlo in vita contrastando l’attacco della droga.
Inutilmente.
Anche qui non poté fare altro che constatare l'inevitabile decesso e chiamare ancora una volta la polizia.
Alla luce di questa testimonianza, facemmo trasferire immediatamente il corpo presso il medico legale che si occupò del Punk Dossier. Anche qui chiedemmo di eseguire l’autopsia del corpo in modo molto accurato, senza tralasciare alcun dettaglio nel rapporto e, sempre come per il caso precedente, chiedemmo all’autorità aeroportuale di avere il prima possibile una copia dei nastri delle telecamere di sorveglianza interne, da tutte le angolazioni possibili, del tragitto di Maxwell, dall’aereo fino al decesso in infermeria.
Sapendo che per i nastri ci sarebbe voluto qualche giorno, sotto pressione del nostro dipartimento, all’autopsia fu richiesta e data maggiore priorità rispetto al normale iter. Quasi sul finire della giornata, il medico legale ci contattò dicendo di conoscere le cause del decesso di Maxwell e di aver risolto il caso di Sophie Farmer. Increduli raggiungemmo l’ospedale dopo circa un ora di auto. Superammo i vari corridoi e mostrammo i distintivi diverse volte fino al raggiungimento dell’obitorio, dove la dottoressa Percy ci aspettava esibendo un sorrisetto malizioso.

lunedì 22 febbraio 2010

Punk dossier

Exokaine tale - Part 2

Quello che aspettavamo, per cominciare a vedere il quadro complessivo della situazione da un punto di vista più completo, si manifestò con la morte di Sophie Farmer.
Le autorità aeroportuali ci descrissero gli strani comportamenti antecedenti al coma e all'immediato decesso, e ipotizzammo subito, a causa dei sintomi descritti unici nel suo genere, alla morte per overdose di eptametilexocainammolo; tesi che venne confermata dall'autopsia. Enormi quantità del principio attivo erano presenti nel sangue, ma non si trovava una spiegazione su come queste si trovassero li; non era stata ingerita alcuna capsula gastro resistente, e tutto l'apparato digerente, dall'inizio alla fine, era libero dalla droga – stessa cosa si poteva dire dell'utero; qualche personaggio privo di scrupolo lo usava per contrabbandare ma non era questa la situazione.
Eravamo certi di trovarci di fronte al primo caso di corriere di exocaina, solo che non avevamo ne le prove ne idea di che sistema stessero usando per trafficarla. Contattammo l'aeroporto per richiedere una copia di tutti i nastri interni della sicurezza in modo da seguire Sophie passo passo – dalla discesa dell'aereo fino alla morte nel terminal – mentre, al medico legale che si occupò dell'autopsia, chiedemmo di effettuare una delicata osservazione del corpo della ragazza evidenziandoci ogni cosa, dalle operazioni effettuate in passato alle possibili malattie ereditarie. Quella punkettona dalle creste verdi doveva diventare un libro aperto.
La prima risposta arrivò dal medico. Dall'osservazione emersero una gigantesca quantità di dati inutili. La ragazza doveva avere qualche minimo problema d'udito, aveva un taglio sulla lingua, segni di percosse di diversi giorni prima sul torace, un accenno di artrite alle mani, braccia che sembravano non aver mai visto aghi e una gamba che non sembrava avessero incontrato altro, la stessa era di pochi millimetri più corta dell'altra, un operazione al ginocchio e intensa attività sessuale prima della morte (con diversi partner). Nulla di utile al fine delle indagini che, per un triste destino, fu anche la stessa risposta che demmo al nostro capo dipartimento quando ci chiese cosa trovammo sui nastri dell'aeroporto.
Anche le registrazioni erano completamente inutili. Sophie mostrava il suo fisico da modella mancata dal primo fotogramma all'ultimo senza mai uscire dai raggi di azione delle telecamere a circuito chiuso dell'aeroporto di Heathrow. Non c'era nemmeno un istante di assenza dove potevamo fantasticare su cosa avesse fatto; era tutto registrato. Usciva dall'Airbus con lo zaino sulle spalle, rinchiusa nel ritmo del suo iPod girava per i free shop scorrendo con lo sguardo gli scaffali carichi di tavolette di cioccolato alla ricerca di chissà quale varietà, saltava giù da un muretto dopo esserci rimasta seduta per un quarto d'ora a leggere una rivista di osé, passò qualche minuto fissando gli schermi luminosi di un telegiornale della BBC e cominciò a camminare lungo un corridoio quando di colpo si arrestò. Da quell'istante in poi sembrava essere sotto effetto della droga. Si portò le mani sul volto e sembrò lanciare un grido (non c'era audio) che la piegò a metà sul posto; cominciò ad indietreggiare e a poggiarsi sul muro distante un metro alla sua sinistra. Cominciò a barcollare verso avanti, camminando lentamente verso una meta conosciuta solo a lei; dopo una decina di passi si sedette su una panchina poco distante dove si sedette e assaporò l'ultimo piacere della sua vita prima del coma. I paramedici arrivarono un paio di minuti dopo e cercarono di rianimarla; la portarono in infermeria dove non poterono fare altro che constatarne il decesso.
A meno di tre mesi dopo l'irrisolvibile grattacapo che mi stava facendo perdere il sonno (sentivamo che la soluzione era a portata di mano, ma non eravamo in grado di comprendere cosa ci stava sfuggendo), le autorità di vigilanza dell'aeroporto di Heathrow ci contattarono per un nuovo decesso che sembrava implicare lo spaccio dell'eptametilexocainammolo.

venerdì 19 febbraio 2010

Exocaine

Exokaine tale - Part 1

I primi contatti con la exocaina avvennero durante un festino privato. Al contrario di oggi, all'epoca non esisteva ancora un reparto dedicato della narcotici per questa droga, quindi fu la polizia ad essere contattata dall'ambulanza che stava andando a prendere un ragazzo in overdose. La telefonata al pronto soccorso che aveva mosso le acque era stata fatta da uno sprovveduto, in quanto non aveva idea che sarebbe arrivata la narcotici a schedare ed interrogare tutti i presenti.
Come raggiungemmo il luogo dove era avvenuta la consumazione, ci rendemmo conto che avevamo pochissimo tempo per agire, in quanto il lussuoso appartamento nel quartiere “bene” di Notting Hills era stipato di ricchi figli di papà con cricche di amici al seguito, tutti bianchi come cenci e con in mano i cellulari con i quali stavano chiamando gli studi legali dei genitori, nella speranza che un avvocato arrivasse di volata per portarli via e nello stesso tempo depistare la stampa, poco gradita in un momento così delicato.
Cominciammo a fare delle domande riguardo il ragazzo che era stato portato via ed un muro di omertà comparve a frenare ogni nostro tentativo. Tutto ad un tratto il poveretto – che dall'ospedale ci comunicavano fosse morto durante il viaggio in ambulanza – sembrava diventato un appestato, additato da tutti come il pusher imbucato alla festa che aveva portato la droga senza che nessuno l'avesse chiesto – nonostante sembrasse palese il fatto che tutti avessero provato l'exocaina. Per il resto non sembrava avessero molta voglia di parlare senza un legale affianco.
Passammo a prendere in rassegna i nomi, a fotografare tutto, a raccogliere prove e a fare i tamponi antidroga. Di quest'ultima operazione non fummo capaci di raccogliere più di quattro campioni in quanto i primi legali spuntarono fuori e cominciarono a gridare all'abuso di potere, alle donazioni che erano state fatte al dipartimento, alle quintalate di scartoffie burocratiche sotto alla quale ci avrebbero seppellito e via dicendo. Non insistemmo oltre anche perché, avevamo tutto il necessario per capire le dinamiche della faccenda e ci eravamo resi conto di non essere a conoscenza del tipo sostanza consumata; cosa che rese i tamponi inutili. Tutti gli spocchiosi ragazzini se ne andarono accompagnati dai legali lasciandoci l'appartamento preso in affitto a nostra disposizione e non ci volle molto per trovare la droga che era stata nascosta alla bene-meglio per tutto l'appartamento. La demmo in mano al nostro laboratorio per avere un bel identikit della novità.
Dopo qualche giorno ci arrivarono le notizie sperate; emerse che la polvere di colore zafferano era un principio attivo mai visto in precedenza – poi scoprimmo che era chiamato eptametilexocainammolo, da qui il nome exocaina – e gli effetti sono riassumibili in questi tre: rilascio dei ricettori del piacere, potenziamento della vista notturna e allucinazione visiva. Niente di strano, ma se andassimo a descrivere in pratica cosa succede al consumatore vi assicuro che c'è da ricredersi in quanto crede di farsi la più bella scopata della sua vita con il partner dei suoi sogni. Allo stesso tempo Chi l'assumeva mostrava dopo un minuto dall'assunzione occhi dall'iride arrossata, capillari oculari gonfi e pulsanti e le pupille innaturalmente dilatate.
Come tutti quelli trovati nell'appartamento di Notting Hill, il campione consegnato per l'analisi era puro e a quanto pare i ragazzini la tagliavano sul momento. Il poveretto morto in ospedale sotto falso nome, per evitare che i facoltosi genitori avessero qualche ripercussione davanti all'opinione pubblica, non fu capace di regolarsi con la dose.
Per intervenire dovevamo conoscere i canali di smercio della droga, quindi facemmo partire i nostri informatori e agenti sotto copertura per cominciare ad indagare su chi era l'organizzazione dietro l'exocaina, chi la preparava, chi la smerciava, chi erano i clienti, quanto costava e dov'era diffusa. Il risultato: sembrava che non esistesse. Aveva una diffusione molto ridotta – quasi on demand – e raggiungeva il consumatore in tempi brevissimi, una purezza costante al 100% ed un prezzo fuori da ogni grazia. Gli unici che si potevano permettere questo sballo semi sintetico sembravano essere i figli di una ricca borghesia, come confermava per quel caso e tutti gli altri a venire.
Ci mettemmo in contatto con tutte le forze di vigilanza di porti, aeroporti e confine per avvisare della nuova minaccia da prendere in considerazione, ma a quanto pare, al contrario dei continui casi di morte per overdose, nessun corriere sembrava in circolazione.
In questo periodo, a sole diverse settimane dal primo episodio, ci trovammo fra le mani l'incredibile caso di Sophie Farmer, unanimemente soprannominato Punk Dossier e rimasto irrisolto fino all'incidente di oggi.