domenica 8 novembre 2009

Awakening

Pleasure of mistake - Part 2

Si risvegliò all'interno di quello che sembrava un appartamento; o almeno questo era quello che le faceva supporre la stanza priva di arredamento attorno a lei. Cercò di muoversi, ma dei lacci di cuoio la tenevano appesa e bloccata al muro. Polsi e caviglie erano stati saldamente legati alla fredda parete, e la bocca era stata bloccata da uno spesso fazzoletto pulito. La posizione che era stata costretta ad assumere le ricordava l'uomo vitruviano di Da Vinci. Era ancora vestita, ma era stata privata dei gioielli, dell'orologio, del cerchietto, della giacca e delle scarpe; nessuno a parte lei si trovava nella stanza in quel momento.
L'ultimo frammento di memoria che poteva rievocare era quello di lui che le apriva lo sportello di una vecchia berlina lussuosa – poi più niente. Inaspettatamente, il ricordo del perché si ritrovasse lì la soffocò, impetuosa, come un'insormontabile marea di acqua gelida. Questa sua reazione la stupì; tutto ad un tratto, il romantico sogno della sua fine, non riusciva a allontanare quella sgradevole sensazione di soffocamento.
Chiuse gli occhi e si sforzò nel ricercare la pace. La stessa che aveva trovato solo poche ore prima, capace di portarla in quel quartiere e di metterla di fronte a quello che credeva di volere con tutte le sue forze. Con grande sforzo, un sottilissimo velo di calma riuscì a coprire come una fragile pellicola la sua paura, facendole ritrovare una pace apparente.
Non le fu facile capire quanto tempo passò prima di veder entrare dalla porta l'uomo che l'avrebbe liberata in modo glorioso della sua stessa esistenza. Entrò vestito con lo stesso abito semplice e curato che gli aveva visto addosso per strada e armato di un solo grosso borsone scuro che lasciò a terra senza alcuna cura.
“Ah... sei già sveglia”, si meravigliò “mi dispiace per la precauzione del fazzoletto, ma devi capire quanto la discrezione sia un elemento fondamentale per il mio... hobby.”
Lei si limitò ad annuire con la testa fissandolo con occhi colmi di dolce rassegnazione.
Senza degnarla di ulteriore attenzione, si chinò ed aprì il borsone cominciando a cercare con calma. La prima cosa che venne poggiata fuori di esso, fu una grossa macchina reflex digitale che venne subito dopo montata su un solido treppiede di fronte a lei, a tre metri di distanza. Il terzo attrezzo che saltò fuori da quella inquietante sacca, fu un piccolo coltello ceramico di foggia militare. Impugnandolo, si avvicinò a lei con sguardo sereno.
“Tutto questo … questa situazione, assurda ed incredibile, è come un curioso e bellissimo sogno ovattato”, disse con tono dolce “posso fare tutto quello che voglio e che ho sempre desiderato. In effetti ... questo è molto meglio di un sogno. La mattina non svanisce, ma resta indelebile nella propria memoria, e porto con me per sempre i ricordi di quei momenti pieni di appagante piacere”. Si chino ai suoi piedi e con un dito della mano libera cominciò a tracciare una linea partendo dalla caviglia, risalendo su per il polpaccio, la coscia, l'inguine, passando in mezzo ai piccoli seni e risalendo sul collo fino alle labbra. Si trovarono faccia a faccia, con i visi che quasi si toccavano.
“Sai, all'inizio mi ponevo un limite”, il suo tono adesso era niente più che un delicato sussurro “ma ogni volta in cui mi ritrovavo al cospetto dello stesso, mi rendevo conto di come, lo stesso io che mi limitava, voleva spingersi un po' oltre. Mi bastava sollevare il paletto e spostarlo un po più avanti. Dopo qualche tempo, mi resi conto della verità; i limiti non esistono. L'unico vero limite è la tua fantasia”.
La frase squarciò con un colpo netto quella debole pellicola di sicurezza su cui reggevano tutte le sue convinzioni. Ma la paura che era intrappolata dentro di essa, attese cauta. Decise di non riversarsi, come un fiume in piena, dentro di lei. Sapendo che avrebbe avuto ancora poca lucidità per esprimere il suo desiderio di morte, provò a farsi capire attraverso lo scomodo impedimento che le serrava la bocca.
Quello che uscì, fu un semplice e ovattato suono inarticolato; “shh...”, sussurrò lui mentre le portava l'indice alle labbra bloccate dal fazzoletto “Renderesti soltanto le cose più complicate. Rilassati e lascia che questo sia il più bel sogno della mia vita”. Era sempre più vicino al suo volto.
Prese il labbro inferiore della ragazza tra i suoi per lasciarlo quasi subito dopo, poi, con il coltello, con la punta delicatamente poggiata contro la base della testa, cominciò a dividere in due il maglione a collo alto. La leggera pressione della punta sul suo corpo fece correre lungo di lei un brivido caldo liberatorio. Si sentiva vicina al suo obbiettivo e non fu capace di trattenere un sorriso di compiacimento e una lacrima di felicità. Un ultimo barlume di sicurezza che sarebbe durato ben poco.
“Non hai idea di che piacere incredibile sia baciare una donna nel breve periodo in cui, lentamente, muore per dissanguamento”, il tono era quasi commosso “I suoi movimenti diventano talmente tanto delicati da divenire una droga”.
Erica non fu capace di trattenersi oltre. Si vide. La sua fine; appesa come il macabro quadro di un pittore sadico e misogino che dopo aver completato il gesto più crudele, l'avrebbe potuta immortalare – offerta e immolata a trofeo della sua incomprensibile follia – irrispettoso del suo corpo in scenari impensabili da qualunque immaginazione che non abbia albergato in menti deformi e selvagge.
Lentamente i naturali meccanismi, che fin dalla sua nascita erano rimasti assopiti, iniziarono a risvegliarsi stimolati dall'immagine grottesca. Una sinfonia di emozioni cominciavano delicatamente a farsi sempre più rumorose e a scombussolare quello che era stata da sempre la natura di Erica.
La dopamina aveva cominciato a scorrere, e lei, in quel preciso istante, scoprì che non voleva morire. Un destino cinico l'aveva costretta a spingersi tanto per capirlo. Ora era troppo tardi.
Si sentiva viva, come non mai.

1 commento:

  1. c'è chi sogna coniglietti di cioccolato, e scrive favole per bambini...
    Ti dirò... un po' mi fa paura che scrivi queste cose :-P
    No, seriamente, l'ho letto molto fluidamente (si può dire? beh, lo dico lo stesso :-P ), ora che mi è più chiaro di cosa stai scrivendo, attendo il seguito :-)
    Per ora direi :-)

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