domenica 31 marzo 2013

Cyberclinik 2020

Cyberclinik - Parte 1

Gli amplificatori di riflessi scattano e vedo il mondo rallentare. Quella pazza di una punk non riuscirà a mordermi una seconda volta. La schivo e lei plana docilmente sul pavimento morbido della cella. In realtà l'impatto è violento, spero che si faccia male quella stronza: se lo merita. Combatto con l'inerzia del mio corpo; non riesce a stare dietro alle mie azioni da quanto sono veloci, e mentre lei tenta di rialzarsi le sono già dietro con dei nuovi costrittori. Le blocco i polsi, poi le caviglie e faccio scattare l'arrotolamento. Mostro un ghigno mentre lentamente viene incaprettata. Adoro quegli affari, sono molto robusti e non falliscono mai. Lei urla, ma il suono che sento è distorto; comico.
Disattivo gli amplificatori e tutto torna alla normale velocità. La schivata e l'immobilizzazione del soggetto è avvenuta in meno di un secondo. Il suo urlo adesso è alto, doloroso per le mie orecchie. Raccolgo la museruola polifunzionale, tolta per la seduta, e gliela rimetto addosso stando attento a non farmi mordere. La attivo e le urla della stronza ora si sentono a malapena. La fisso negli occhi. Mi guarda con odio; capisco che mi avrebbe ucciso se avesse potuto.
Le guardie arrivano, finalmente.
«Tutto bene Dott. Kreigmaister?»
«Bene un cazzo. Aprite pure, il soggetto è contenuto.»
Un ronzio fa scattare la serratura della porta. Prima di uscire lancio uno sguardo dentro la cella e vedo i vecchi costrittori raccolti in un angolo. I cavi di costrizione sono spaccati: mai vista una cosa del genere. Li raccolgo, esco dalla cella e lascio un'occhiataccia alle guardie.
«Chi cazzo ha usato dei costrittori difettosi per la paziente?»
Perché si guardano tra di loro con imbarazzo?
«ALLORA?!»
«L'ultimo ad aver contenuto la paziente è stato lei dottore, all'arrivo della paziente ieri notte.»
Sento un bello schiaffo emotivo; me la sono cercata. Come ho fatto non accorgermi di una cosa del genere? E sì che di questi affari ne uso.
«Scusatemi... l'aggressione deve avermi mandato fuori fase.»
Giro i tacchi, impreco sottovoce e mi dirigo verso l'infermeria della struttura tenendo sollevata la mano destra per evitare che il sangue cada sul pavimento.


Il resto del racconto sarà presto disponibile presso una raccolta online di racconti brevi. Restate sintonizzati se volete scoprire come andrà a finire.

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