giovedì 14 gennaio 2010

Say "cheese"

Multwins - Part 3

La vittima rimase imbambolata a fissare la pistola puntata contro il suo viso, mentre lasciava la presa dalla porta.
Angelo sparò due colpi a sangue freddo, indifferente di fronte al risultato ottenuto.
Raccolse il borsone da terra ed entrò nell'appartamento, chiudendosi la porta alle spalle. Superato il corpo che giaceva esanime a terra, lanciò il borsone sul divano e prese la colazione abbandonata sul tavolo. Non aveva ancora mangiato e aveva fame.
Appena si sedette sul divano, gli venne in mente la piccola sveglia che aspettava quieta tra i suoi effetti personali. La estrasse dalla borsa accanto a lui e impostò il timer a quattro minuti.
Spense la televisione e per dedicarsi ai quei favolosi biscotti – i suoi preferiti – ma il ticchettio della sveglia non gli diede tregua. Lo scandire ritmico di quei quattro minuti, erano la seconda più grande sfida che doveva affrontare regolarmente. Quel flebile suono ripetitivo era capace di far riaffiorare pensieri che credeva di aver seppellito sufficientemente in profondità ma che regolarmente riuscivano a scavarsi una strada nella sua mente, tornando ad assaltare la sua già debole convinzione in ciò che stava attuando.
Scosse la testa, seccato e lasciò perdere la colazione. Non ce la faceva; lo stomaco era ormai chiuso e la fame, che giustamente gli aveva ricordato di essere a digiuno, scomparve.
Prese dal borsone la seconda polaroid. Questo particolare modello della serie 600, oltre ad una strana modifica sulla lente dell'ottica, era fornito di un tipo di pellicola unica nel suo genere – capace di catturare qualcosa di impercettibile per l'occhio umano.
Angelo cercò di sfruttare proficuamente i minuti rimanenti riposandosi sul divano. Rilassò i muscoli della schiena, allungò le gambe e chiuse gli occhi. La cosa avrebbe anche funzionato bene se non fosse stato per il debole rumore metallico emesso dalla sveglia. Ogni scatto, scandito con diligenza da quella piccola trappola di ottone, non faceva altro che aumentare la tensione in lui. Sentiva il suo respiro diventare sempre più presente e rumoroso; il suo battito cardiaco aumentava la frequenza e tornava a battergli in testa; la sudorazione fredda ricominciava, accompagnata da brividi lungo la colonna vertebrale.
Passati tre minuti di febbrile lotta con se stesso, il suono della sveglia fu – alle sue orecchie – una soave melodia di liberazione. Scattò in piedi e si girò verso il cadavere, inquadrò l'area sopra di esso come se la vittima fosse stata in posizione eretta, e scattò la foto.
L'istantanea fece subito capolino dai meccanismi della macchina. La prese in mano e attese, questa volta con impazienza, il risultato. Alla sua vista, sospirò profondamente.
Finito il lavoro, chiuse la porta dietro di lui. La foto era stata scattata e aveva preso quello che doveva portare via. Un nuovo triste tassello di una collezione che non avrebbe mai voluto avere in custodia.
Nell'uscire non poté evitare di cadere con l'occhio sul cadavere. Sentiva dentro di se che la sua motivazione quasi mancava, tanto stava logorandosi colpo dopo colpo, cadavere dopo cadavere. Cosa lo stava costringendo a comportarsi così? Il fatto che potesse essere lui il prossimo? Ma come poteva essere sicuro che gli altri avrebbero agito? Dopotutto successe solo una volta.
Gli tornò in mente l'espressione che fece prima di morire. Rifletté “Tutti quanti muoiono con la stessa stupida espressione sul volto. Tutti”. Possibile che avesse fatto anche lui la stessa faccia incredula?
La semplice risposta che cercava, affiorò tra i suoi pensieri mentre camminava verso l'auto.
Paura.
Aveva più paura di fermarsi che di continuare. Questa era l'ultima cosa che lo mandava avanti.
Salì in macchina e partì alla volta del suo appartamento con la mente focalizzata alla terribile sfida, la più impegnativa, che lo aspettava tornato al suo alloggio: la procedura alla quale si sarebbe dovuto sottoporre per l'ennesima volta.
“Goditi questa mezz'ora di pace che ti rimane Angelo”, si disse, mentre guardava il paesaggio cercando un po' di distrazione.

1 commento:

  1. Geniale l'idea della sveglia... sto pensando a come ti è venuta in mente!

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