martedì 29 giugno 2010

Onironauta

Experiment

Solo … scappo. Sono ventisei ore che non dormo e che fuggo. Ho smesso di correre molto tempo fa, ma non posso fermarmi, non sono al sicuro. Non c’è un riparo.
È l’alba. Vedo oltre la collina una casa abbandonata. Cadente e sporca ma rassicurante. Almeno voglio far finta che sia così, sembra una visione paradisiaca. Voglio che sia un rifugio sicuro anche se so che non lo è. La stanchezza annebbia i miei pensieri.
Sembra distare un chilometro e i miei inseguitori ormai dovrebbero essere abbastanza lontani per non accorgersi della mia fermata; nonostante sarebbe così ovvio. Non c’è altro nelle vicinanze ma non ho più la volontà di continuare. E’ un rischio che voglio correre. Sono troppo stanco.
La porta non è stata chiusa a chiave, la richiudo dietro di me e non vedo le chiavi. Peccato, mi sarei sentito più tranquillo.
Cerco l’angolo più buio, nascosto e irraggiungibile della casa, nella cantina, in una piccola stanzetta dove dovevano aver fatto stagionare qualche cibo tipico. Sembra un sogno vedere il mio materassino aperto e steso sul pavimento.
Ci crollo sopra e chiudo gli occhi. Basta dare un momento alla mia coscienza perché mi lasci in pace per dormire. Finalmente.

Mi sveglio. Ho dormito quasi ventisei ore. Lui si è addormentato ed è meglio che lo protegga. Sta facendo così tanto per me. Vediamo dove siamo finiti. Sembra che abbia trovato una casa dove stare per un po’. Deve riposarsi.
Salgo al piano di sopra, il piano terra. Si è messo a dormire in cantina. Deve essere terrorizzato da quello che lo sta seguendo. In fondo chi non lo sarebbe.
C’è una cucina, un grande salone, stanze da letto al piano di sopra con materassi veri. Mi chiedo perché non abbia voluto andare a dormire lì.
Vediamo se in cucina c’è qualcosa di utilizzabile. Anche un tè andrebbe bene.
A quanto pare non è rimasto nulla. A parte qualche insetto affamato. Devo fare da vedetta. Al piano superiore c’è una finestra che ha una buona vista sull’alba. Se non ricordo male, dovremmo essere arrivati da lì.
Vorrei poter avere una sedia, ma non importa. Starò in piedi tutto il tempo necessario, dovessero anche passare dieci ore. Glielo devo. Se solo avessi la forza anche qui.
Con l’alba gli splendidi colori della notte scompaiono e lasciano posto al grigiore della luce. Quelle intense tonalità di giallo, arancio, rosso e viola che intagliano la nostra notte scompaiono, sostituite dal triste abuso di luce del sole.
Dovrebbe essere parecchio stanco ad aver camminato per tutto questo tempo; in questo loro sono molto più resistenti di noi. Di contro noi possiamo vedere e vivere un’esistenza diversa, più profonda. Forse più viva o più vera.
Meglio guardare anche dalle altre parti. Peccato che non possa uscire dalla casa, la porta è chiusa. Da solo non riuscirei ad aprirla, ma in due potrebbero aprirla. Sono confinato qui. Peccato, avrei voluto fare di più. Se lo merita.
La finestra sul retro non mostra nulla. Solo un prato infinito. Credo come quello che abbiamo attraversato per tutto questo tempo. Non ho potuto vederlo, ho dormito quasi per tutto il viaggio, ma l’ho percepito. Anche perché se avesse trovato altro, si sarebbe appisolato prima e non avrebbe aspettato così tanto tempo per riposare.
Torno su, all’altra finestra. Da qui non dovrei temere nulla.
Il sole comincia ad alzarsi, spero che possa dormire tutto il giorno. Sarebbe difficile, molto difficile riuscire a svegliarlo prima del tempo. A meno che non stia sognando. Stanco quanto è, la vedo dura.
Torno alla cantina e alla stanza per la stagionatura. Dorme pesante e senza sogni. Speriamo che esca da quella specie di coma. Così com’è non riuscirei a fare molto.
Davvero non riesco ad aprire la porta? Ho dormito parecchio e dovrei aver messo da parte un po’ di energia da usare. Proviamoci.
Niente da fare, le dita fanno presa ma non riesco a girare la maniglia. Buttarla giù è improponibile. Mi rassegno a proteggere dalla finestra al piano di sopra.
Il sole ha reso tutto grigio. Mi appollaio sul davanzale della finestra, cercando di mettermi comodo per far passare le ore che mi attendono.
L’ombra della casa diventa sempre più piccola man mano che il sole si alza e si porta allo zenit. Forse davvero riuscirà a dormire per il tempo che gli serve.
Oh cazzo, no. Eccoli. Sono tornati. Quel bastardo d’ombra e il suo amico avvolto nelle cinghie.
Camminano a stento, ma la figura nera non ha perso quel ghigno folle dal viso. Alza lo sguardo e mi vede. Merda! Me l’ero dimenticato. Ora sono certi che siamo qui. Devo andare a svegliarlo, ha riposato quasi sei ore, speriamo che sia uscito dal coma, o siamo nella merda.
Corro giù per le scale e guardo la porta, speriamo che sia più dura di quello che sembra. Resisti.
Eccolo.
Sta dormendo ancora profondamente. Nessun sogno dal quale poterlo svegliare. Come cazzo faccio. Mi serve qualcosa, un sasso o una lattina vuota. Qualcosa di leggero.
In cucina non trovo niente e in sala l’unica cosa di abbastanza piccolo è un porta candela in ottone. Ma è troppo pesante.
Hanno raggiunto la porta. Stanno cercando di aprirla, ci stanno armeggiando.
Devo tornare sotto, se mi trovano qui da solo è finita.
Si è girato nel materasso ma continua a non sognare. Maledizione. Cerchiamo un sassolino, ci sarà qui sotto no?
Guardo per terra, in cerca di un qualsiasi frammento abbastanza leggero da poter portare via ma niente da fare. Sento la porta di casa aprirsi e anche richiudersi. MERDA! Ce l’hanno fatta. Qui si mette male, non sono mai stato così vicino all’annichilamento. Cazzo. Svegliati.
Gli porto le mani sul corpo e cerco di scuoterlo. Sento i passi avvicinarsi, stanno diventando sempre più veloci. Non riescono a correre, sono troppo stanchi, ma si sentono già alla meta. Mi sono rimasti solo pochi secondi. Urlo con tutto il fiato in corpo “DAI SVEGLIATI!” ma non mi può sentire, non sta sognando. Continuo a scuoterlo ma non c’è nessuna reazione. I passi si fermano, guardo l’uscio della stanza. Eccoli.
Mi fissano e il ghigno dell’ombra si fa ancora più largo e bianco.
E’ l’ultima chance. Mi lascio cadere su di lui.

Cado sul materasso.
Sono sveglio. Ma cosa è successo? Non ricordo nemmeno di aver sognato. Ho dormito solo sei ore. Mi sento già meglio, ma so che non posso restare qui ancora a lungo. Rischio di farmi prendere.
La porta di casa è ancora chiusa ... ci sono delle impronte … cristo … devo esserci andato vicino.
Spero solo di averlo salvato, aver fatto tutta questa fatica per niente sarebbe uno smacco.
Meglio rimettersi a correre per un po'.

4 commenti:

  1. Ci tengo a lasciare una nota al riguardo.

    Questo è un tema sul quale sto lavorando. Qui ho voluto sperimentare una narrazione al presente in prima persona.
    Spero che la narrazione sia ... fruibile come per le altre.

    Attendo commenti.

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  2. Bello, ben scritto! La "visuale in prima persona" funziona con questo tipo di ambientazione/storia.
    Anche l'idea mi piace, sono curioso di sapere come continuerà la fuga!

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  3. esperimento riuscito: le immagini scivolano lisce e nitide ancora una volta... possiamo aspettarci un racconto a puntate?

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  4. Mi dispiace deludere, ma per ora si tratta solo di un esperimento.
    Con Versus aprirò un filone a puntate (spero)

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