giovedì 8 novembre 2012

Al mercato

Capitolo 5 - Al mercato

Insieme a Madonna superai uno degli ingressi del gigantesco capannone del mercato coperto di Chennai. Come misi piede all'interno mi resi conto di come gli onnipresenti odori di curry, sporco e tè che invadevano le strade divennero nulla in confronto al misto penetrante di sangue, carne, spezie, pesce, merda, stalla ed elettricità che assaltavano il naso di coloro che varcavano la soglia del portone a scorrimento.
Lo seguii mentre si faceva spazio nell'ammasso di persone che intasavano il capannone. Camminavamo lasciandoci alle spalle banconi e gazebi con merce di ogni tipo, compresi sacchi di spezie di ogni colore ed odore e corpi appesi di animali che finivano di sgocciolare sangue per poter essere venduti come halal. Cose che non credevo che avrei mai visto negli États-Unis d'Europe.
Passammo accanto ad un rivenditore di attrezzatura per IV nuove di pacca e buttai l'occhio guardando i prezzi sulle etichette per un set di seconda generazione indicato come nuovo, completo di tutto e pronto all'uso; lasciai partire un fischio. Con quei soldi mi sarei potuto comprare un'automobile.
Madonna doveva avermi sentito, e dopo aver guardato lo stesso set ricominciò a parlare.
«Comunque, solo perché è vecchia», indicò con un cenno della testa lo stand, «non vuol dire che sia a buon mercato. Anzi, con il fatto che è l'unica economica per i professionisti, sta vivendo un boom e molte compagnie di hardware stanno facendo uscire nuovi prodotti di buona qualità per semplificare un po' il lavoro dei tecnici. Ma non devi preoccuparti, anche se non siamo a Chiba, ho buone conoscenze e una certa esperienza. Vedrai che non spenderemo più di quello che abbiamo preventivato.»
Si diresse verso un grosso gazebo di un venditore in camicia bianca e cravatta circondato da bancali di materiale elettrico e armadi espositivi. In alto capeggiava la scritta “Green Elephant – Used VRI and Hardware”. L'uomo ‒ con un paio di occhiali leggeri e dei baffetti sottili ‒ era aiutato da due assistenti e discutevano litigiosamente da dietro il bancone con un paio di clienti indiani. Come vide Madonna avvicinarsi dietro le spalle dei clienti si avvicinò all'orecchio di uno degli assistenti e si disimpegnò da quella discussione, scartando di lato e salutando il nostro arrivo.
«Madonna maifrend, bentornato. E tu?», mi tese la mano, «Piacere, Ramakrishnan.»
«Piacere, Moreaux.», gliela strinsi.
«Ah, bene, bene. In cosa posso esservi utile? Forse qualche ricambio per la signorina ColdJack? O un terminale nuovo?»
«Emmadonna, sta' buono un attimo.», Madonna lo bloccò mentre guardava la merce esposta, «direi... dovresti avere tutto quello che mi serve. Dai un'occhiata qua.», gli porse un foglietto. L'indiano lo prese e cominciò a scrutarlo.
«Non ho la VRSyncMaster 3751. Ma posso darti una 4600 della Kohlner-Braun.»
«Ah! E me la farai pagare un occhio della testa, immagino.»
Ramakrishnan battè la mano sul petto con fare solenne, «Ti do la mia parola che l'avrai allo stesso prezzo.»
«Certo, rotta.»
«Sul mio onore, come nuova.»
«Ommadonna, te lo sei già giocato una volta l'onore con me.»
Senza rispondergli, l'indiano si girò verso uno dei collaboratori che lo stava guardando e cominciò ad abbaiargli degli ordini secchi nella lingua locale. L'altro non fece altro che annuire, per poi correre verso il magazzino.
«Se mi dai cinque minuti, ti farò vedere che non scherzo. Giuro, lo stesso prezzo della 3571.»
«Vedremo. Che mi dici del resto?»
«Ho tutte le centraline di gestione, i cavi, gli innesti vertebrali e anche... sì. Ho tutto, magari non qui, ma in giornata ti trovo tutto.»
«Mandami un preventivo sulla email subito. Se andrà bene consegnerai tutto al solito indirizzo. Entro oggi, ok?»
«Non resti per controllare la 4600?»
«Madonna, tanto se resto qui non cambia. E poi se non funziona te la rimando indietro e non mi rivedrai più.»
«Te lo giuro, sul mio onore.»
«Sì, sì... ci vediamo.», Madonna accennò ad andarsene quando il venditore lo fermò.
«E la cervicale?»
«Che cervicale?»
«La centralina.»
«È sulla lista?»
«Appunto, non c'è. Ti servirà.»
«Non c'è. Non mi serve.», Madonna sbuffò stanco.
«Qui c'è tutto il materiale per una nuova postazione, ma manca la centralina cervicale. Se ti serve, te la posso procurare. Dimmi quello che vuoi.»
«Neanche morto prenderei una cervicale di seconda mano.»
«Te le do formattate a basso livello.»
«Ommadonna, ma tientele. Non le voglio.»
«Ti faccio un buon prezzo.»
«Ti mando a fanculo se non la pianti.»
«Sul mio onore.»
«Madonna, se solo valesse qualcosa il tuo onore.»
«Ah... e va bene», Ramakrishnan annegò il sospiro in un sorriso da mercante, «se vuoi, sai dove trovarmi. Dammi un prezzo e io te lo farò più basso, va bene? Voglio lavorare con te. Per me è importante.»
«Come no. Certo. Saluti.», si girò salutando con una mano alzata il venditore alle sue spalle e poi borbottò qualcosa a che fare con la possibile assonanza tra il suo cognome e il termine “viscido bastardo” in qualche lingua sconosciuta.
Si rituffò nel caos del mercato e lo seguii. Non ebbi il tempo di fargli la domanda che mi rispose; quasi mi avesse letto nella mente la domanda.
«Quello è capace di trovare di tutto. Farebbe impallidire certi importatori di roba giapponese, ma... per questo non gli prendo tutto. Ho paura che sia un informatore... e poi le centraline cervicali vanno prese nuove. Se si tratta di centraline sincronizzate, cavi e compagnia bella trovi ottimi prodotti anche di seconda mano e questo ti aiuta a salvare una valanga soldi. Vedrai appena mi arriva il preventivo.», mi mostrò un sorriso da compagnone, «E che di solito i componenti appartenuti ad un navigatore fritto li svendono a poco. Sai com'è: leggende metropolitane. Dicono che tutta la componentistica venduta dalla linea di un navigatore morto deve avere per forza un difetto, altrimenti non sarebbe morto; quindi tutti le danno per difettose e non costano un cazzo. Io ti confesso: di hacker presuntuosi ce ne sono a migliaia. Quelli crepano perché sono deficienti non per colpa di un difetto nell'hardware. Quindi prendile pure tranquillamente. Quanto alle cervicali... hai già un'idea su cosa prendere?»
Lo guardai senza sapere cosa rispondere. Avevo letto qualcosa, ma non avevo di certo un'idea precisa di cosa potessi acquistare.
«Oddio, non ne hai idea, vero?», continuò lui, «Madonna, e che sono una cosa molto.... intima. Nel senso che potresti andare bene con una, ma malissimo con un'altra.»
Si fermò, pensieroso.
«Posso sempre cambiarla se non va bene.»
«E no. Non è così facile. Una volta installata dentro la vertebra non è una passeggiata andarla a cambiare.»
«Vuoi dire che se per sfiga mi ci trovo male...»
«Se ti ci trovi male passerai un po' più di tempo a prendere confidenza con i tuoi movimenti nella rete. E poi non la rivenderesti a nessuno quella di seconda mano.»
«Mi stavi accennando a qualcosa prima; sul fatto di prenderle nuove.»
Riprese a camminare verso una parete del capannone pieno di piccoli stand di venditori dei materiali più disparati.
«Ah già, vero. Va presa vergine, da uno di fiducia. Sempre. Non farti rifilare roba di un morto. Rischi la sindrome dell’olandese volante.»
Mi sfuggì un sorriso e soffocai la risata. Avevo letto qualcosa ma mi sembrava una leggenda metropolitana.
«Ommadonna, cosa ridi, niente cazzate! Un mio amico diceva di vedere il fantasma del navigatore morto in giro per la rete… ha perso la salute mentale e non riesce più a collegarsi, rischia di andare in paranoia.», abbassò il tono come per confidarmi una segreta verità, «Girano delle voci... dicono che qualcosa dell’esistenza di un navigatore resta nella centralina… credimi: non rischiare. Altri vanno alla caccia delle cervicali dei grandi morti ‒ o anche vivi eh? ‒ credono che gli possano portare fortuna o aiutarli durante le loro navigazioni ma secondo me rischiano per niente...»
Una voce con un comico accento indiano uscì dal piccolo stand della “VRI SuperNode”, salutandoci. L'uomo era piccolo, rotondo e sudaticcio. Sembrava la caricatura di un classico venditore indiano.
«Sempre lieto di vederla maifrend.»
«Ciao Gupta. Mostrami le vergini.»
L'ometto annuì, si chinò e da sotto il bancone estrasse quattro scatole di cartone.
«Ho solo queste. So che non è un granché, ma se puoi darmi tre giorni mi arriva un carico da Chiba.»
«Mi dispiace ma abbiamo un appuntamento oggi con Poyorena e dobbiamo...», Madonna sgranò gli occhi, «Ommadonna! Dai un'occhiata tu devo fare una chiamata!», poi l'italiano scappò fuori da uno dei portoni lì vicino con il cellulare all'orecchio.
«Piacere, Gupta.», l'indiano mi tese la mano, che strinsi e trovai sudaticcia.
«Moreaux.»
«Prima volta?»
«Sì.»
«Hai scelto degli ottimi maestri, sono una bella coppia loro due.»
«Oh, grazie. Cosa... cosa mi suggerisci?»
«Direi che... per uno nuovo suggerisco sempre una centralina Biochips di fascia media. L'hanno inventata loro la seconda. Non sarà delle più intuitive,», indicò una scatola di cartone con disegni viola e arancioni, «ma difficilmente risulta ostica nell'apprendimento. Le altre possono essere più veloci e con delle marco di esecuzione preconfezionate, ma tanto ‒ conoscendo Madonna ‒ avrai presto un egoproiettore su misura.»
Annuii facendo finta di capire cosa mi avesse detto e mi presi qualche secondo per far finta di ragionare. Non potevo far altro che fidarmi e indicai la scatola che mi suggeriva.
«Allora prendo questa.»
«Ottima scelta.»
La mise in una busta e me la porse, mentre Madonna mi diede una pacca sulle spalle. «Vediamo un po' cosa ti ha rifilato quest'imbroglione,», il tono era scherzoso e anche Gupta fece scappare una piccola risata. Dopo aver visto il contenuto della borsa estrasse una carta di credito e la tese verso l'indiano, «Buona scelta. Ecco qua.»
Terminarono la transizione e Madonna si rituffò nuovamente nel caos.

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