venerdì 31 maggio 2013

Cyberclinik Reprise

Cyberclinik - Parte 2

L'infermiera mi stringe forte la benda sopra il cerotto spray e la ferma con una graffetta. Io sono concentrato sul suo fisico atletico, precisamente sul seno. Quando cerca i miei occhi alzo lo sguardo e sorrido. L'ha notato.
«Si sarebbe dovuto parare con la sinistra, dottor Kreigmaister.»
Eccola, bastarda. So dove vuole andare a parare e allora la sfotto un po' sottovoce, «E così privarla di certi suoi “godimenti paradisiaci”? Non sia mai, infermiera Stoklos.»
I suoi occhi si socchiudono per un attimo, un suo riflesso caratteristico. Lo fa ogni volta che mi molla un colpo di frusta e se in quel momento avesse potuto farlo di certo non si sarebbe trattenuta come fa in altri momenti. Le avevo promesso che non avrei mai parlato di quelle cose nel suo ufficio, ma sapevo che l'aveva fatto apposta a citare la mia mano sinistra. Io sono solo stato al gioco.
«Stasera verrai punito come si deve», mi risponde con flebile voce vellutata, poi torna ad un normale tono discorsivo, «non credo che il morso della 12B sarebbe stato capace di danneggiarle la sua mano cibernetica dottore.»
«È stato un riflesso naturale. Se avessi avuto gli amplificatori attivati fin da subito non mi avrebbe neanche sfiorato... è stata incredibilmente veloce.»
Il cellulare comincia a suonare nella tasca. Guardo il display: il capitano O'Donnel. Merda, lavoro in vista. Rispondo subito e faccio un segno all'infermiera per dirle di lasciarmi stare.
«Capitano?»
Sento solamente il forte ronzio tipico dei velivoli a spinta vettoriale in dotazione ai reparti speciali della polizia anticyberpsicosi.
«Dottore, come va?», la sua voce si sente a malapena.
«Molto male, ho una mano che sanguina... e per colpa sua O'Donnel.»
«Niente di nuovo allora.»
«La paziente che mi avete portato ieri notte è fottutamente pericolosa.»
«Quale?»
«La anoressica con la cresta rossa e viola. Quella che sembra senza innesti. Mi avevate detto che era tranquilla.»
«Appena si reggeva in piedi quando l'abbiamo prelevata. Me ne racconti un'altra.»
«La prossima volta si faccia mordere lei allora.»
«Però! Ma non eravate un istituto di massima sicurezza?»
«Faccia battute migliori.»
«Vorrei, ma è un momentaccio. Senta, arrivo al punto. Quanti potete accoglierne oggi?»
«Che succede?»
«Stiamo facendo il pieno, almeno una trentina di segnalazioni, tutti con gli stessi sintomi di cyberpsicosi.»
«Quali?»
«Come la sua amichetta con la cresta rossa e viola: nessun sovraccarico di impianti, aggressività, difficoltà nella coordinazione... il resto lo conosce.»
«Verifico quanti posso accoglierne e le faccio sapere.»
«Faccia in fretta che sto arrivando già da lei.»
Chiudo il cellulare e scendo dal lettino. Ad un passo dalla porta chiamo l'infermiera Stoklos e quando mi si avvicina, lontano dagli altri colleghi le stampo un bacio in bocca.
Si stacca da me infuriata, stasera ne prenderò tante da lei. Non vedo l'ora.
«Mi hai chiamata solo per questo?»
«No, per ricordarti di passare stasera nel mio ufficio per gli straordinari.»
«Oh... stavolta ti lascerò i segni, preparati.»
Le sorrido. Mi mette una mano sul sedere e mi ricorda dei costrittori della paziente che mi pendono dalla cinta.
«A proposito. Hai mai visto un costrittore rotto?»
Mi guarda senza capire.
«La paziente aveva addosso un costrittore», lo estraggo e glielo mostro, «guarda il cavo... spezzato.»
«Cristo... mai visto prima.»
«Possibile che sia stato tirato troppo e non si siano accorti del danno?»
«È impossibile.»
«Può sfuggire.»
«No, dico che è impossibile danneggiarlo senza dell'attrezzatura ad hoc. Non è che la 12B aveva digitolame o qualche genere di impianto sfuggito alla perquisizione?»
Immagino la 12B. Immagino di svestirla mentre è ancora legata; di metterle le mani addosso per far una perquisizione molto approfondita personalmente. Non è il mio tipo, ma è un pensiero gradevole. Mi allevierà la giornata e mi prenderò una piccola vendetta.
«Controllerò.»
Lascio l'infermeria per raggiungere in segreteria e dare una risposta a O'Donnel.

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