venerdì 26 febbraio 2010

Big News

Exokaine tale - Part 3

Ci precipitammo all'aeroporto a sirene spiegate, zigzagando in mezzo al traffico. Tutto il reparto ambiva trovare la soluzione del caso e questa volta non dovevamo farci sfuggire alcun indizio. Raggiungemmo Heathrow in un batter d’occhio e scoprimmo che ci attendevano tre elementi variegati sui quali indagare: un infermiere scosso, due gruppetti di skinhead composti da tre massicce persone ciascuno, uno di estrema destra e uno di estrema sinistra, ed il cadavere di un ragazzo, Henry Maxwell, con un’evidente frattura all'omero sinistro.
Chiedemmo subito alla sorveglianza la dinamica dell'incidente in quanto i due gruppi di estremisti cominciavano a scaldarsi e non potevamo dedicare l'intera sicurezza di un ala dell’aeroporto per tenerli divisi, dovevamo subito capire se e cosa centravano.
Un agente della sicurezza ci spiegò che, per uno sfortunato caso, i due gruppi si incrociarono, passando dagli insulti alle percosse nell'arco di pochi secondi, senza dare tempo alla sicurezza di prendere atto della situazione e di intervenire per sedare gli animi. Nella rissa, un colpo accidentale andò a centrare Maxwell facendolo finire a terra. Quando arrivò il personale della sorveglianza per dividere il gruppetto dei bellicosi, trovarono il ragazzo che stava cercando di rialzarsi senza successo, incurante del fatto che il suo omero era spezzato in modo evidente; non sembrava che se ne fosse accorto o che stesse provando dolore. Un agente lo aiutò a rialzarsi per accompagnarlo in infermeria, mentre gli skinhead venivano divisi, perquisiti dalle autorità aeroportuali in cerca di armi. Non venne trovato nulla.
Compresa la dinamica, mandai un agente a parlare con gli estremisti, indicandogli che, in caso non avesse tratto alcuna informazione o relazione utile alla risoluzione del caso, poteva avvisare la sicurezza di lasciarli andare.
Da questo punto in poi, il personaggio chiave diventò l’infermiere.
Steven, questo il suo nome, ci raccontò che Maxwell venne portato in infermeria, accompagnato da un agente della sorveglianza. Il ragazzo, che dimostrava una ventina d’anni, era pallido come uno straccio, sudava freddo, era molto scosso e parlava in modo rapido e sconnesso. L'infermiere cercò di rassicurarlo, avvisandolo che la frattura non era poi un danno così grave e che nell’arco di un paio di mesi sarebbe stato come nuovo. Henry non si dimostrò affatto collaborativo, oltre che a ripetere costantemente “oh cazzo”, insultò l’infermiere insinuando che oramai era spacciato. Steven lo fece sdraiare sul lettino quando notò preoccupato, lo stato di eccitazione di Maxwell, gli occhi dilatati e le iridi virate verso il rosso. Quegli occhi li aveva già visti sul corpo di Sophie Farmer qualche mese prima e capì immediatamente cosa stava succedendo. Con tutto se stesso, con ogni metodo possibile cercò di tenerlo in vita contrastando l’attacco della droga.
Inutilmente.
Anche qui non poté fare altro che constatare l'inevitabile decesso e chiamare ancora una volta la polizia.
Alla luce di questa testimonianza, facemmo trasferire immediatamente il corpo presso il medico legale che si occupò del Punk Dossier. Anche qui chiedemmo di eseguire l’autopsia del corpo in modo molto accurato, senza tralasciare alcun dettaglio nel rapporto e, sempre come per il caso precedente, chiedemmo all’autorità aeroportuale di avere il prima possibile una copia dei nastri delle telecamere di sorveglianza interne, da tutte le angolazioni possibili, del tragitto di Maxwell, dall’aereo fino al decesso in infermeria.
Sapendo che per i nastri ci sarebbe voluto qualche giorno, sotto pressione del nostro dipartimento, all’autopsia fu richiesta e data maggiore priorità rispetto al normale iter. Quasi sul finire della giornata, il medico legale ci contattò dicendo di conoscere le cause del decesso di Maxwell e di aver risolto il caso di Sophie Farmer. Increduli raggiungemmo l’ospedale dopo circa un ora di auto. Superammo i vari corridoi e mostrammo i distintivi diverse volte fino al raggiungimento dell’obitorio, dove la dottoressa Percy ci aspettava esibendo un sorrisetto malizioso.

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