lunedì 30 settembre 2013

Morte alata

Contest: In volo

Finii l'alexander e lo sbattei sul tavolino. Feci per andarmene, ma l'uomo mi afferrò la manica della camicia. Disse qualcosa, sovrastato dal volume della discoteca. Gli porsi l'orecchio.
«Ti piacerà.»
«Non ucciderò nessuno. Mai. Chiuso.»
«Mi pregherai di rifarlo, credimi.»
Mi sfilai dalla sua presa e lasciai la sala VIP senza girarmi. Probabilmente avrei visto il suo sorriso se l'avessi fatto; aveva già vinto e io non lo sapevo.
Pensavo solo a dove cercare un lavoro normale quando salii sulla Corvette e vidi il piede di porco sul sedile del passeggero. Non ebbi il tempo di chiedermi come aveva fatto ad arrivare lì che cominciai a sentirmi salire. Non credo che ci possano essere altri modi per definire quell'effetto: vedevi la tua mente lasciare il tuo corpo, salendo piano piano sopra di esso e diventavi uno spettatore impotente di te stesso. Imparai ad amare quella sensazione.
Con delicatezza mi vidi portare la macchina fuori dal parcheggio e guidare verso nord nella notte calda e umida della Florida.
Mi seguii fino a quando non raggiunsi uno squallido palazzo popolare dei sobborghi. Mi vidi prendere il piede di porco, assicurarlo tra le dita e dargli un bacio portafortuna mentre mi dirigevo verso l'ingresso. Superavo il portone lasciato aperto e vedevo correre nella mia testa le immagini dell'incontro in discoteca; cercavo il numero dell'appartamento della vittima. Sentivo crescere l'eccitazione per quello che stavo per fare.
Mi vedevo camminare nei corridoi lerci in cerca di un segno che mi facesse ricordare il numero dell'appartamento. Scosse di piacere correvano lungo la colonna vertebrale e avevo la pelle d'oca in ogni centimetro del mio corpo. Lo sentivo anche se non ero lì con esso.
22B!
Vidi appoggiare il mio orecchio contro la porta. Sentivo dei sospiri di piacere, una donna e un uomo. Il piede di porco si inserì nella porta e cominciai a metterci forza, in silenzio. La porta si socchiuse, bloccata dalla catena. Fine del silenzio.
Un calcio spezzò la catena e mi vidi lanciato a tutta velocità verso la camera da letto. Quando mi raggiunsi il piede di porco aveva già fatto sanguinare la testa dello spacciatore. Non credo che cercai di fermarmi, perché continuai fino a quando non fui più capace di riconoscere la testa in mezzo a quella pozza di sangue, ossa e cervella. Ero in preda del piacere più assoluto, indescrivibile. Era come se tutto il mio corpo fosse un'erezione in procinto di un orgasmo.
Mi vidi guardare verso la prostituta; aveva gli occhi spalancati dal terrore. Non era riuscita a fiatare. Avevo un filo di bava che mi correva giù dalla bocca e un sorriso inquietante non meno del mio sguardo; mi feci paura, ma volevo vedere fin dove potevo arrivare.
Con la barra del piede di porco le bloccai la gola contro il pavimento, schiacciando di peso con le mani alle due estremità. Le labbra di lei viravano verso il blu. La baciai e poi diedi sfogo alla mia erezione, finendo il lavoro che il pusher non era riuscito a fare. Non fiatò; ma stavolta non credo che avrebbe potuto dire molto.
Vidi il mio corpo scagliare il piede di porco contro il muro e lì rimase. Uscii dall'appartamento respirando a pieni polmoni piacere puro. Ero in pace.
Salii sulla Corvette e mi diressi a casa.
Mi lasciai cadere sul pavimento del mio appartamento continuando a volare sopra il mio corpo. Mi ci volle un'oretta per tornare a contatto con me stesso. Sembrava la creazione dell'uomo.
Il piacere cominciò a scivolarmi fuori dalle dita. Cercai di afferrarlo, ma continuava a scappare rimpiazzato dal disagio che si accumulava nello stomaco. Crebbe fino a quando non ne potei più. Provai ad alzarmi con tutte le mie forze, a lanciarmi in direzione del bagno, ma rimasi a terra con le lacrime che mi liberavano il nodo alla gola. Infine il vomito.
Sentivo dolore in ogni fibra del mio corpo e piangevo non per quello che avevo fatto, ma perché quella sensazione paradisiaca era svanita e non sarebbe mai più tornata. Avrei fatto qualsiasi cosa pur di provarla per un'altra volta, anche se fosse stata l'ultima. Cominciai a pregare tra le lacrime.
Una busta venne passata sotto la porta.
Sopra c'era scritto DeathAngel. Dentro una pillola e un biglietto. C'era un altro indirizzo e una nota: te l'avevo detto. Ora torna a volare.
Grazie a dio. Ingoiai la pillola e tornai a volare.

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