domenica 20 settembre 2009

Brand new world - Part 3

Earth Spaceocracy - Part 8

Durante i primi anni a seguire il 2039, la situazione degli stati finanziatori era a rischio. Le previsioni, nonostante un certo coefficiente di sicurezza, furono superate e si videro costretti, per continuare nel progetto, a dover emettere nuove quote di partecipazione. L’Argentina, il Messico il Sudafrica e Israele riuscirono ad entrare grazie a questa apertura, Singapore non ebbe abbastanza tempo per trovare i fondi, l’Ecuador, mal visto per le pretese sulla locazione delle Galapagos, nemmeno. Molte quote furono coperte da stati già presenti grazie a grossi finanziamenti di ditte private che cominciavano a seguire con interesse i primi sviluppi.
Queste crisi di fondi si riproposero anche nel 2041 e nel 2046, e ognuna di queste crisi portò con se grandi disagi economici per le nazioni che ormai si vedevano in ballo nel progetto e che non potevano più tirarsi indietro. Nessun’altra nazione riuscì ad entrare nella partita, anche perché le nazioni già proprietarie di porzioni di capitale ebbero la priorità nell’acquisizione di nuove quote. Quando queste venivano opzionate, e la cosa accadeva parecchio di rado. Molto spesso veniva richiesto alle nazioni già possedenti le quote, di aumentare il valore delle stesse piuttosto che il numero. Soluzione che faceva capire quali sarebbero stati i nuovi equilibri mondiali, se la tecnologia, l’economia e l’industria avessero avuto l’incremento sperato per sostenere la nuova crescita e recuperare l’enorme investimento.
L’economia era satura di tecnologie conosciute; ora lo spazio a basso costo avrebbe creato nuovi settori che avrebbero generato nuovi flussi monetari e ricostruito le economie in ginocchio. Innovative forme di intrattenimento, costruzioni spaziali alla portata di tutti, esplorazioni e lanci in orbita in tempi ridottissimi e ricerche a basso costo negli ambienti zero G erano i primi orizzonti che avrebbero dato ritorni economici; la successiva nascita di nuove forme, all’epoca impensabili, per lo sfruttamento dello spazio erano la naturale evoluzione.
Al momento dell’apertura delle attività gli stati finanziatori erano stremati da tutti i fondi che furono versati per l’impresa. Le economie erano regredite e alcune nazioni che non parteciparono al progetto, si trovarono inaspettatamente molto ben posizionate nei confronti delle altre. Ma questa situazione durò giusto il tempo di un sogno.
La H.E.L.I.C.S. portò a termine lo scopo per la quale era nata. Spendere tutti i soldi ricevuti durante le attività di produzione e chiudere i battenti con un bilancio clamorosamente in passivo. La Ground-Orbital Lifting Infrastructure – o come era conosciuto e chiamato nella cultura popolare, l’ascensore spaziale – era finalmente pronto a cominciare le sue attività.
Tutti guardavano in direzione dell’Isola di Jarvis – chi per timore di quello che stava per accadere, chi fiducioso del fatto che non si sarebbe mai arrivati al punto di negarlo a qualcuno – dove un colosso che si ergeva per migliaia di kilometri in altezza, tagliava non solo il cielo in due, ma anche l’intero mondo.

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