martedì 15 settembre 2009

Brand new world - Part 2

Earth Spaceocracy - Part 7

Il R.I.S.E. era un ente internazionale finanziato da tutte le nazioni che avevano un qualsiasi genere di programma spaziale, e anche da una certa fetta di nazioni interessate al concetto dietro all’ascensore spaziale, cioè il raggiungimento e lo sfruttamento dello spazio a “basso costo”.
L’istituto terminò il rapporto sulla fattibilità sull’ascensore spaziale in 20 mesi. All’interno si trovavano tutti i dati e i dettagli per passare alla fase progettuale e operativa di questa nuova meraviglia del mondo. Fu un periodo ricco di stimoli e di speranze per l’umanità. Il R.I.S.E. fu la prima esperienza di sforzi congiunti alla ricerca di un traguardo economico per tutte le nazioni, e luminari di tutto il mondo erano riuniti per il bene comune.
Il rapporto era molto ben strutturato. Parecchi calcoli messi in relazione fra di loro davano la possibilità di valutare, calcolare e dimensionare, dal punto di vista strutturale, l’architettura e le dimensioni dell’ascensore. Ora la decisione su come operare, spettava ad una nuova entità.
La H.E.L.I.C.S. era una società con sede a Ginevra, fondata dall’ONU per via dell’importanza planetaria rivestita dal progetto, che mirava all’erezione della più imponente struttura del pianeta terra. Nello statuto della società veniva indicato che i soli azionisti accettati sarebbero stati i governi delle nazioni; se qualche grosso ente privato avesse avuto interesse ad entrare nel gruppo, avrebbe dovuto partecipare tramite finanziamenti ad una singola nazione. In base al costo iniziale previsto del progetto, erano stati stabiliti anche i valori e il numero delle quote per entrare. La NASA dovette appoggiarsi al suo principale finanziatore, il governo degli Stati Uniti, per entrare nella partita. Per l’ESA, si dovette trovare uno stato rappresentante per l’intera Europa. La scelta fu obiettivamente logica e abbastanza ovvia; il più grosso finanziatore, il proprietario legale delle isole dove si trova la base di lancio di Kourou e la nazione che ospitava la sede dell’agenzia, era la Francia. Non ci furono molte obiezioni a riguardo, nemmeno dalla Russia. Qualche agenzia europea volle partecipare anche singolarmente, appoggiandosi alla propria nazione e con l’aiuto di grossi finanziatori locali.
Parteciparono massicciamente anche il JAXA nipponico e il CNSA cinese. L’Indian Space Research Organisation, , la Agência Espacial Brasileira, il Korea Aerospace Research Institute, il NSAU Ucraino e il Canadian Space Agency entrarono in misura minore per le ridotte capacità economiche. Insieme a loro anche gli Emirati Arabi Uniti presero parte al progetto, forse più per prestigio che per interesse.
Le nazioni meno ricche, si indebitarono parecchio e rischiarono anche il tracollo economico pur di entrare. Si rendevano conto come questo avrebbe potuto cambiare il loro futuro, e non volevano perdere la loro occasione, a qualunque costo. Molte altre nazioni si videro tagliate fuori per gli alti costi minimi di partecipazione.
Il fatto che questi parametri siano stati decisi dopo la scelta di Jarvis e l’affare Ecuador, fanno credere che sia stata una scelta guidata, altri affermano che non era possibile identificare i costi delle quote prima di scegliere il luogo dove stabilire la struttura.
A partire da qui, il mondo cominciò a temere la riapertura di un divario che sembrava sulla via della chiusura.

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